La
Toscana abbraccia Francesco. Il Papa è stato in visita a Prato e Firenze e ha
celebrato la messa allo stadio Franchi di fronte a oltre 50mila persone. In
mattinata è stato a Prato, dove ha ricordato la tragedia di due anni fa quando
sette cinesi morirono in un rogo, e poi è andato a Firenze al convegno della
Chiesa italiana. Nel discorso, fatto al V° Convegno Ecclesiale della Chiesa
italiana, nella quale ha sottolineato che la chiesa non deve essere
"ossessionata dal potere", Bergoglio ha parlato della necessità di una
chiesa umile e vicina alla gente, come quella di don Camillo. "Faccio
appello soprattutto a voi, giovani", ha detto il Papa, "superate
l'apatia. Che nessuno disprezzi la vostra giovinezza", "vi chiedo di
essere costruttori dell'Italia, di mettervi al lavoro per una Italia migliore.
Non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell'ampio
dialogo sociale e politico. Le mani della vostra fede si alzino verso il cielo,
ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l'amore
di Dio è il fondamento. E così sarete liberi di accettare le sfide dell'oggi,
di vivere i cambiamenti e le trasformazioni". E ancora. "Mi piace una
Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati,
agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende,
accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa,
innovate con libertà". E' il mandato del Papa al V convegno della Chiesa
italiana. "La Chiesa italiana - ha detto il Papa - ha grandi santi il cui
esempio possono aiutarla a vivere la fede con umiltà, disinteresse e letizia,
da Francesco d'Assisi a Filippo Neri. Ma pensiamo anche alla semplicità di
personaggi inventati come don Camillo che fa coppia con Peppone". Bergoglio
parla anche del potere. "Non dobbiamo essere ossessionati dal 'potere', anche
quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all'immagine
sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si
disorienta, perde il senso. "Nostro dovere – ha detto il Papa - è lavorare
per rendere questo mondo un posto migliore e lottare. La nostra fede è
rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo. Dobbiamo seguire
questo impulso per uscire da noi stessi, per essere uomini secondo il Vangelo
di Gesù. Qualsiasi vita si decide sulla capacità di donarsi". Un giornata storica
per la chiesa fiorentina e per l’Italia. "Prima di darvi la benedizione –
ha detto prima di tornare a Roma - vorrei ringraziarvi di questa calorosa
accoglienza, e anche di tutta la giornata, ringraziare il cardinale
arcivescovo, i cardinali e vescovi della Conferenza episcopale italiana con il
suo presidente, tutto quello che avete fatto oggi per me, la testimonianza, è
un ringraziamento per ognuno di voi". "Ma specialmente - ha aggiunto
- vorrei dire un grazie ai carcerati che hanno fatto questo altare dove Gesù
oggi è venuto. E a tutti voi grazie tante e per favore vi chiedo di pregare per
me". Il riferimento del Papa è stato all'altare dove è stata celebrata la
messa, realizzato dai detenuti del carcere di Sollicciano. (Ansa)
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