lunedì 30 novembre 2015

PAPA TWITTA: 'TRA CRISTIANI E MUSULMANI SIAMO FRATELLI'

"Restiamo uniti perché cessi ogni azione che da una parte o dall'altra sfigura il volto di Dio e ha in fondo lo scopo di difendere con ogni mezzo interessi particolari, a scapito del bene comune". "Insieme diciamo no a odio, violenza, vendetta, in particolare quella in nome di una fede o di un Dio". Lo dice il Papa nella moschea di Koundoukou. Il Papa incontrando la Comunità musulmana nella moschea centrale di Koudoukou, a circa quattro chilometri da Bangui, ha tributato un forte omaggio al ruolo svolto dai musulmani in Cetrafrica per la riconciliazione e contro l'odio interetnico. E al ruolo svolto in questo senso da tutte le religioni e confessioni presenti nel Paese. Un omaggio analogo aveva tributato ieri nella visita alla Facoltà teologica evangelica (Fateb), ma oggi le parole agli islamici suonano ancora più significative, data la connotazione sedicente islamica dei seleka e sedicente cristiana degli antibalaka che ha fatto piombare il Centrafica nella violenza e lo ha portato sull'orlo del genocidio. L'omaggio del Papa è ai leader religiosi e alla Piattaforma per la riconciliazione del Centrafrica guidata dall'imam Oumar Kobine Layama, dal presidente degli evangelici, pastore Nicolas Guerekoyame Gbangou e dall'arcivescovo cattolico Dieudonne Nzapalainga. Celebra messa conclusiva viaggio a Bangui - "Voglio rendere grazie con voi al Signore di misericordia per tutto quello che vi ha concesso di compiere di bello, di generoso, di coraggioso, nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità, durante gli eventi accaduti nel vostro Paese da molti anni". Lo ha detto il papa nell'omelia della messa che sta celebrando nello stadio Barthelemy Boganda, ultimo impegno pubblico del suo viaggio nella Repubblica Centrafricana. La messa si svolge davanti ad una folla gioiosa e festante. Non ci sono ancora stime ufficiali sul numero dei partecipanti, lo stadio ha una capienza di 30 mila persone ma un settore è chiuso per motivi di sicurezza. Gli organizzatori stimato quindi almeno 25 mila persone all'interno dello stadio e altre all'esterno della struttura. Al termine del rito, il papa riceve il saluto dell'arcivescovo di Bangui, Dieudonne Nzapalainga, presidente dei vescovi del Paese e leader, insieme ad esponenti islamici ed evangelici, della Piattaforma per la Riconciliazione che sta tentando di radunare tutte le forze del Paese, indipendentemente dalle differenze etniche, politiche e religiose, per un processo di pacificazione. Momento decisivo in questo senso sono le elezioni che si dovrebbero tenere in dicembre, sotto la protezione delle forze dell'Onu. Monsignor Nzapalainga ha definito la visita del papa "giorni indubbiamente inscritti sia nel nostro cuore che nella storia del nostro Paese. La sua visita apostolica - ha detto il vescovo - segna certamente l'inizio di una nuova era per tutto il popolo centrafricano. A dispetto della crisi militare-politica, con i suoi corollari di assassinii, di distruzione e di vandalismo, la sua sollecitudine pastorale è per noi un segno di speranza".

Il presidente dei vescovi centrafricani ha anche brevemente riassunto le "scelte coraggiose" che il Paese nel suo insieme dovrà fare. "In effetti - ha rilevato - il destino del nostro Paese è nelle nostre mani, sapremo assumere con grandezza e responsabilità il nostro destino comune? Questa - ha risposto il vescovo - è la grande sfida che il popolo centrafricano è chiamato a raccogliere nella preghiera e nella docilità allo spirito santo". "Fino a quando - si è chiesto ancora Nzapalainga - continueremo a far parlare le armi e scorrere il sangue dei nostri fratelli e sorelle? Fino a quando l'impunità prevarrà e i crimini serviranno come gradino di ascesa nella scala sociale?". Il vescovo ha citato le diverse volte in cui papa Francesco nei mesi scorsi è intervenuto in appoggio alla pacificazione della Repubblica Centrafricana. Infine, il vescovo ha ricordato il "gesto forte e storico di aver aperto una prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia in Centrafrica" e ha espresso "la speranza che i valori di misericordia, di giustizia, di verità e di pace ci conducano sul cammino della riconciliazione, del perdono e della ricostruzione del nostro Paese, nell'armonia, nella dignità e nel rispetto di ogni persona". Il vescovo ha auspicato un rinnovamento fondato "sulla piena coesione sociale e il sogno di una nazione prospera, libera e democratica, unita e fraterna". Papa: in raccoglimento davanti a mihrab - Il papa appena giunto alla moschea di Koudoukou ha chiesto ai suoi ospiti di essere condotto davanti al mihrab, il punto di maggior devozione all'interno della moschea. Papa Francesco è rimasto in silenzio e grande raccoglimento per alcuni minuti. Gli imam hanno donato a papa Bergoglio una tavoletta con su inciso un versetto del Corano e questa frase: "Se tu trovi certe persone più disponibile ad amare, sono quelli che si dicono cristiani". Dopo gli incontri in moschea il papa è andato a visitare i rifugiati radunati in alcune tende vicino alla moschea, ed ha anche visitato la scuola di Koudoukou, dove bambini cristiani e musulmani studiano insieme. Papa: elezioni diano leader che uniscano Rc,no fazioni - "Non si può che auspicare che le prossime consultazioni nazionali diano al Paese dei responsabili che sappiano unire i centrafricani, e diventino così simboli dell'unità della nazione piuttosto che rappresentanti di una fazione". Lo ha detto il Papa nella moschea di Koudoukou, per una Rc "accogliente per tutti i suoi figli, senza distinzione di etnia, politica, religione". Papa: ruolo forte dei capi fedi Rc in sfide in corso - In Rc, "in questi tempi drammatici, i capi religiosi cristiani e musulmani hanno voluto alzarsi all'altezza delle sfide del momento, hanno giocato un ruolo importante per ristabilire l'armonia e la fraternità". Il Papa nella moschea di Koudoukou esprime loro "gratitudine e stima" e cita i "tanti gesti di solidarietà" dai musulmani espressi verso rappresentanti di altre fedi. Le considerazioni del Papa sul ruolo di pacificazione svolto insieme dalle diverse fedi nella Repubblica centrafricana è apparso in sintonia con quanto ha affermato l'imam della moschea centrale di Koudoukou, Tidiani Moussa Naibi, nel suo saluto a papa Francesco. "La sua visita - ha detto l'esponente musulmano a papa Bergoglio - è un simbolo che noi comprendiamo perfettamente. Ma la vorrei subito rassicuare: no, le relazioni tra fratelli e sorelle cristiani e noi stessi sono talmente profonde, che nessuna manovra tendente a spezzarle potrebbe andare avere successo. I fautori dei disordini - ha rimarcato l'iman Tidiani Moussa Naibi - potrebbero ritardare la realizzazione di questo o quel progetto di comune interesse o compromettere per un tempo l'una o l'altra attività, ma mai, 'in sha Allah', essi potrebbero distruggere i legami di fraternità che uniscono solidamente le nostre comunità". "Sì, lo confermo - ha asserito l'esponente islamico davanti a papa Bergoglio - i cristiani e i musulmani di questo Paese sono condannati a vivere insieme e ad amarsi". L'imam ha osservato che la Rc ha bisogno "della solidarietà del mondo intero", ha citato i vari interventi in tal senso, di Unione economica africana (Cmac), Unione africana (Ua), "Francia, Unione europea e delle Nazioni Unite". "Non ignoriamo - ha detto a proposito dell'aiuto internazionale alla sicurezza del Paese - e non dimenticheremo mai le decine di giovani soldati di questi differenti paesi che hanno perso la propria vita per portare la pace al nostro popolo. A tutti noi diciamo grazie dal profondo del cuore". Secondo l'imam, "la solidarietà del mondo verso il popolo centrafricano si manifesta oggi con la sua presenza - ha detto al Pontefice - nella moschea centrale di Bangui". Attraverso questa visita "il mondo mostra che ci guarda e si preoccupa sempre della nostra situazione", ha commentato l'esponente islamico, "e di contro vorremmo rassicurare il mondo: la nostra situazione è solo un momento della nostra storia, non è eterna, è un momento doloroso, ma noi ritroveremo la nostra pace e la nostra sicurezza di un tempo, troveremo anche una pace e una sicurezza ancora più grandi e più giuste. La speranza - ha detto l'imam - ci è concessa nei fatti grazie alle molteplici azioni volte a riportare la pace, a incoraggiare la condivisione del potere, a organizzare elezioni libere e democratiche, a creare le condizioni per una buona gestione dello Stato, che conduce con coraggio e assiduità il Governo di Transizione. Possa Dio onnipotente - ha concluso l'imam - portare la pace nel nostro Paese, una pace uguale giusta e feconda". Papa Francesco ha aperto la porta santa della cattedrale di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, anticipando l'inizio del giubileo straordinario della Misericordia per la Repubblica centrafricana e per l'Africa. "Bangui diviene la capitale spirituale del mondo", ha detto il Papa. "Chiediamo la pace per tutti i paesi del mondo". L'orologio della basilica di San Pietro segnava le 17.14. (Ansa)


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domenica 29 novembre 2015

PAPA APRE IL GIUBILEO, AFRICA CAPITALE SPIRITUALE DEL MONDO

Papa Francesco ha aperto la porta santa della cattedrale di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, anticipando l'inizio del giubileo straordinario della Misericordia per la Repubblica centrafricana e per l'Africa. "Bangui diviene la capitale spirituale del mondo", ha detto il Papa. "Chiediamo la pace per tutti i paesi del mondo". L'orologio della basilica di San Pietro segnava le 17.14. "Siamo chiamati ad essere nel mondo artigiani di una pace fondata sulla giustizia", ha detto il Papa nella omelia della messa a Bangui. "E' dunque anche in mezzo a sconvolgimenti inauditi - ha detto in un altro passaggio - che Gesù vuole mostrare la sua grande potenza, la sua gloria incomparabile e la potenza dell'amore che non arretra davanti a nulla, né davanti ai cieli sconvolti, né davanti alla terra in fiamme, né davanti al mare infuriato. "A tutti quelli che usano ingiustamente le armi di questo mondo, io lancio un appello: deponete questi strumenti di morte; armatevi piuttosto della giustizia, dell'amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace". Il Papa è a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, terza e ultima tappa del suo viaggio in Centrafrica. "Costruire dalla meravigliosa diversità del mondo", evitare "la tentazione della paura dell'altro, di ciò che non ci è familiare, di ciò che non appartiene al nostro gruppo etnico, alle nostre scelte politiche o alla nostra confessione religiosa", ha chiesto Francesco auspicando di "promuovere una sintesi delle ricchezze di cui ognuno è portatore" e la "unità nella diversità". Il Papa ha espresso il "fervido auspicio che le diverse consultazioni nazionali che si terranno tra poche settimane possano consentire al Centrafrica di intraprendere serenamente una nuova fase della sua storia". E ha "elogiato gli sforzi" delle autorità nazionali, internazionali e della presidente di transizione per guidare questa fase. "Vengo nella Repubblica Centrafricana come pellegrino di pace, e mi presento come apostolo di speranza": così il Papa in un tweet sul suo account 'Pontifex'. (Ansa)

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IL PAPA IN CENTRAFRICA, OGGI APRE LA PORTA SANTA DI BANGUI

Il Papa è arrivato a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, terza e ultima tappa del suo viaggio in Centrafrica. "Vengo nella Repubblica Centrafricana come pellegrino di pace, e mi presento come apostolo di speranza": così il Papa in un tweet sul suo account 'Pontifex'. Alle 11 papa Francesco renderà una visita di cortesia nel Palazzo presidenziale "de la Renaissance" al presidente di transizione, signora Catherine Samba-Panza. Alle 11,30 nello stesso Palazzo incontrerà le autorità e il Corpo diplomatico. Per le 12,15 è in agenda la visita al campo profughi del St.Sauver Alle 13:00, nel salone della nunziatura, papa Francesco incontra i vescovi con i quali si trattiene a pranzo. Alle 16 il Papa si trasferisce presso la Facoltà teologica evangelica di Bangui (Fateb)le comunità evangeliche. Alle 17:00 il Papa celebra nella cattedrale di Bangui la messa in cui apre anche la porta santa, per l'inizio per la Repubblica centrafricana del giubileo della misericordia. Alle 19:00, sempre in cattedrale, papa Bergoglio prima confessa alcuni giovani, poi partecipa all'inizio della veglia di preghiera organizzata dai ragazzi davanti alla cattedrale. Confessione di alcuni giovani e avvio della Veglia di Preghiera sulla spianata davanti alla Cattedrale. La giornata di ieri: in Uganda Papa Bergoglio ha celebrato la messa nel santuario cattolico di Namugongo e ha ricordato "anche i martiri anglicani, la cui morte in Cristo - ha detto - dà testimonianza dell'ecumenismo del sangue" e ha ricordato i martiri ugandesi che diedero "testimonianza della loro fede in Cristo, anche a costo della vita, e molti in così giovane età". "La testimonianza dei martiri - è il messaggio di Bergoglio - mostra a tutti coloro che hanno ascoltato la loro storia, ieri e oggi, che i piaceri mondani non danno gioia e pace duratura. Piuttosto la fedeltà a Dio, l'onestà, l'integrità della vita e la genuina preoccupazione per il bene degli altri ci portano quella pace che il mondo non può offrire". Secondo stime riferite da padre Federico Lombardi, trecentomila persone hanno partecipato alla messa celebrata dal Papa nel santuario di Namugongo, mentre sono circa centocinquantamila i presenti all'incontro del Papa con i giovani al Kololo air strip di Kampala. "Quanto dolore nel cuore provo per le testimonianze ascoltate da Emmanuel e Winnie", ha detto il Papa ai giovani. Emmanuel è stato rapito, detenuto, torturato. Winnie è nata con l'Aids, pensava di non aver diritto a vivere. Il Papa si è chiesto se un'esperienza tanto negativa può dare qualcosa di buono. (Ansa)

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venerdì 27 novembre 2015

IL PAPA: "POVERI EMARGINATI DA POCHI RICCHI"

L'emarginazione urbana - ha detto Francesco - nasce dal "ferite provocate dalle minoranze che concentrano il potere, la ricchezza e sperperano egoisticamente mentre la crescente maggioranza deve rifugiarsi in periferie abbandonate, inquinate, scartate". Il Papa a Kangemi ha chiesto: "le autorità prendano insieme a voi la strada dell'inclusione sociale, dell'istruzione, dello sport, dell'azione comunitaria e della tutela delle famiglie perché questa è l'unica garanzia di una pace giusta, vera e duratura". Ha chiesto una "rispettosa integrazione urbana", "né indifferenza né paternalismo". Il Papa ha incontrato i giovani nello Stadio Kasarani. "Non prendeteci gusto. Non accettate - ha detto loro - questo zucchero che si chiama corruzione". "La corruzione ci sottrae l'allegria, le persone corrotte non vivono la pace - ha aggiunto il Pontefice -. La corruzione non è un cammino di vita. E' un cammino di morte". "La corruzione c'è in tutte le istituzioni, la corruzione è dappertutto, la corruzione c'è anche in Vaticano".  "La corruzione - ha aggiunto - è come lo zucchero, che è dolce e ci piace, ma a forza di prenderlo diventiamo diabetici, con la corruzione la nazione diventa diabetica". Il Papa dialogando con i giovani a Nairobi si è chiesto perché "i giovani pieni di ideali si fanno prendere in questo modo dal radicalismo religioso, si allontanano dalla famiglia, dalla vita". "E' una domanda - ha detto - che dobbiamo porre a tutte le persone che hanno autorità: se un giovane o una giovane non ha lavoro o non può studiare cosa può fare?". Alle 15:10 si svolge la cerimonia di congedo all'aeroporto internazionale "Jomo Kenyatta" di Nairobi, l'aereo parte alle 15,30 e l'arrivo in Uganda è previsto alle 17,30.


Ieri il papa ha parlato di clima e ha ribadito che 'Dio non puo' essere usato per giustificare la violenza' Riduzione dell'impatto climatico, lotta alla povertà, rispetto della dignità uomo. Sono questi gli obiettivi che vanno perseguiti in un accordo "globale" che cambi le politiche sul clima. Lo ha detto Papa Francesco , che sta parlando all'Onu di Nairobi, in vista del vertice Cop21 di Parigi. "Spero che la Cop21 porti a concludere un accordo globale e 'trasformatore', basato sui principi di solidarietà, giustizia, equità e partecipazione, e orienti al raggiungimento di tre obiettivi interdipendenti: riduzione impatto cambiamenti climatici, lotta contro la povertà e rispetto della dignità umana". Gli accordi commerciali - ha detto ancora il Papa unendosi alle preoccupazioni "di molte realtà impegnate nella cooperazione allo sviluppo e nella assistenza sanitaria - garantiscano "un minimo di cura e accesso alle cure essenziali per tutti". "Il nostro Dio è Dio della pace- ha detto in mattinata all'Università di Nairobi - il suo santo nome non deve mai essere usato per giustificare l'odio e la violenza". (Ansa)

mercoledì 25 novembre 2015

IL PAPA A NAIROBI: IL TERRORISMO SI ALIMENTA CON PAURA E DISPERAZIONE

E' iniziato oggi il primo viaggio di papa Francesco in Africa. Nel pomeriggio è giunto in Kenya dove ha tenuto il suo primo discorso ufficiale. Il pontefice ha parlato di povertà e di protezione dell'ambiente sottolineando come il terrorismo affondi le sue radici nella disperazione di chi non ha nulla. Poco prima, durante il volo che lo ha portato in Africa, aveva scherzato con i giornalisti sui rischi che anche la sua persona corre. 'Più delle persone - ha detto - temo le zanzare'. Dopo aver ricordato i valori africani di tutela della natura come fonte di ispirazione per i governanti a politiche che promuovano "modelli responsabili di sviluppo economico", papa Francesco ha osservato: "In effetti vi è un chiaro legame tra la protezione della natura e l'edificazione di un ordine sociale giusto ed equo: non vi può essere rinnovamento del nostro rapporto con la natura umana senza un rinnovamento dell'umanità stessa". Il Papa ha parlato nella State House di Nairobi, accolto dal presidente Uhuru Kenyatta, figlio del padre del Kenya moderno, Jomo Kenyatta, e dalle autorità e dal corpo diplomatico del Paese. "Violenza, conflitto e terrorismo" ha detto il papa nel suo primo discorso pronunciato in inglese, e concluso con un saluto in Swahili,  "si alimentano con paura e disperazione" che "nascono da povertà e frustrazione". "La lotta contro questi nemici della pace e della prosperità - ha detto il Papa a Nairobi - deve essere portata avanti da uomini e donne che, senza paura, credono nei grandi valori spirituali e politici che hanno ispirato la nascita" del Kenya. "Fintanto - ha rimarcato il Pontefice - che le nostre società sperimentano le divisioni, siano esse etniche, religiose o economiche, tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati a operare per la riconciliazione e la pace, per il perdono e per la guarigione dei cuori. Nell'opera di costruzione di un solido ordine democratico, - ha aggiunto - di rafforzamento della coesione e dell'integrazione, della tolleranza e del rispetto per gli altri, il perseguimento del bene comune deve essere un obiettivo primario. L'esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione". "In ultima analisi - ha commentato il Pontefice - la lotta contro questi nemici della pace e della prosperità deve essere portata avanti da uomini e donne che, senza paura, credono nei grandi valori spirituali e politici che hanno ispirato la nascita della Nazione e danno coerente testimonianza". "Mungu abariki Kenya", ha concluso il Papa, cioè "Dio benedica il Kenya", in lingua swahili.


Protezione ambiente ispiri governi per nuovi modelli - I "valori" della protezione del creato, "profondamente radicati nell'anima africana", "in un mondo che continua a sfruttare piuttosto che proteggere la casa comune, devono ispirare gli sforzi dei governanti a promuovere modelli responsabili di sviluppo economico". Lo ha detto il Papa alle autorità e al corpo diplomatico del Kenya, nella State House di Nairobi, primo impegno del suo viaggio nel Paese. Il Papa è stato accolto con 21 salve di cannone, e salutato dal presidente Uhuru Kenyatta. "Più delle persone mi fanno paura le zanzare". Così ha risposto Papa Francesco ad un giornalista inglese che gli ha chiesto se temesse per la propria incolumità. Bergoglio ha parlato mentre era a bordo dell'aereo papale che lo portava in Africa. Il Pontefice, spiega l'Osservatore Romano, ha voluto anche ringraziare i membri dell'equipaggio dell'aereo. Al comandante che gli ha promesso che avrebbero fatto di tutto per consentirgli anche la tappa centrafricana, Francesco ha risposto: "Io voglio andare in Centrafrica, se non ci riuscite, datemi un paracadute!". "Buongiorno, voglio salutarvi e ringraziarvi per la vostra presenza e il vostro lavoro in questo viaggio". Lo ha detto il Papa ai 74 giornalisti di testate internazionali che lo accompagnano nel suo viaggio in Africa. "Io - ha aggiunto papa Bergoglio - vado con gioia a trovare i keniani, gli ugandesi e i fratelli della Repubblica Centrafricana. Vi ringrazio per tutto quello che farete perché questo viaggio dia i frutti migliori, siano materiali che spirituali. E così mi piacerebbe salutarvi uno per uno". Sarà per lui la prima visita assoluta in un paese africano. Le successive mete sono Entebbe (Uganda) il 27 novembre e Bangui (Repubblica Centrafricana) il 29 novembre. Il viaggio apostolico si concluderà il 30 novembre con l'arrivo alle ore 18.45 all'aeroporto di Roma Ciampino. (Ansa)


martedì 24 novembre 2015

MADRE TERESA SARA' SANTA A SETTEMBRE

Tra gli appuntamenti del prossimo Giubileo della Misericordia uno dei più importanti sarà la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. L'agenzia di stampa Agi, inizialmente aveva riportato la data del 5 settembre, ma sembra più probabile che la cerimonia si svolga domenica 4 settembre. La cerimonia di beatificazione è avvenuta in piazza San Pietro il 19 ottobre 2003, presieduta da Papa Giovanni Paolo II. Il processo che aveva portato al riconoscimento delle virtù eroiche e dei miracoli si era aperto a meno di due anni dalla sua morte a causa della diffusa fama di santità. Madre Teresa era nata il 26 agosto 1910 a Skopje, capitale dell'attuale Macedonia, da genitori albanesi, ma visse la maggior parte della sua esistenza in India prendendosi cura dei più piccoli tra i poveri in risposta alla chiamata di Gesù: “Vieni, sii la mia luce”. Fondò la Congregazione delle Missionarie della Carità e più tardi dei Fratelli Missionari della Carità. Morì a Calcutta il 5 settembre 1997. “Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Per quel che attiene alla mia fede, sono una suora cattolica. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo. Ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengo interamente al Cuore di Gesù”. Di conformazione minuta, ma di fede salda quanto la roccia, a Madre Teresa di Calcutta fu affidata la missione di proclamare l’amore assetato di Gesù per l’umanità, specialmente per i più poveri tra i poveri. “Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri”. Era un’anima piena della luce di Cristo, infiammata di amore per Lui e con un solo, ardente desiderio: “saziare la Sua sete di amore e per le anime”. ll suo biografo, don Lush Gjergji, vicario generale della Chiesa del Kosovo in un'intervista alla Radio Vaticana, l'ha ricordata così: «Madre Teresa ha operato una sintesi meravigliosa tra azione e contemplazione. Madre Teresa non separava mai Dio dall’uomo né l’uomo da Dio: ricordo quando, a Calcutta, dopo diverse ore di adorazione mi prese per mano e mi disse: “Adesso andiamo a trovare Gesù nei poveri, nei lebbrosi, nei sofferenti”. E dopo aver fatto questa visita, mi fece una domanda straordinaria: “Ti piace il Gesù del nostro quartiere?”. Infatti, ogni persona che lei incontrava era lo stesso Gesù che aveva amato, adorato e accolto tramite l’Eucaristia e la Messa». (Avvenire)



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giovedì 19 novembre 2015

RICOGNIZIONE DELLA PORTA SANTA DELLA BASILICA DI SAN PIETRO

Si è svolta nei giorni scorsi la cerimonia della Recognitio della Porta Santa della Basilica di San Pietro. Dopo una preghiera del Cardinale Angelo Comastri, che ha guidato la processione del Capitolo della Basilica, e la monizione di un cerimoniere, quattro "sampietrini" hanno abbattuto a colpi di piccone il muro che sigilla la Porta Santa all'interno della Basilica, estraendo la cassetta metallica custodita dal momento della chiusura del Grande Giubileo dell'Anno duemila e contenente i "documenti" dell'ultimo Anno Santo, tra cui la chiave che consentirà di aprire la Porta santa, le maniglie, oltre alla pergamena del rogito, mattoni e medaglie commemorative. Dopo aver pregato all'altare della Confessione, il corteo processionale ha raggiunto la Sala capitolare dove la cassetta metallica estratta dalla porta è stata aperta con la fiamma ossidrica. Oltre al Maestro delle cerimonie liturgiche del Santo Padre, Mons. Guido Marini, che ha "preso in consegna" i documenti e gli oggetti della Recognitio, era presente l'Arcivescovo Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione. Lunedì la stessa cerimonia si è tenuta nella Basilica di S. Giovanni in Laterano,  oggi, giovedì 19, sarà la volta di Santa Maria Maggiore e lunedì 23 di San Paolo fuori le Mura.

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mercoledì 18 novembre 2015

PAPA: GIUBILEO, NIENTE PORTE BLINDATE. TUTTO APERTO

"Per favore niente porte blindate nella Chiesa, niente, tutto aperto". E' la richiesta avanzata da Papa Francesco durante l'udienza generale in vista dell'apertura della Porta santa in occasione del Giubileo. "La Chiesa è la portinaia, non la padrona, della casa del Signore", ha aggiunto il Pontefice.  Il Papa invita tutti ad approfittare del Giubileo per varcare "la porta della misericordia" anche se ci vuole coraggio perché "ognuno di noi ha dentro di sé cose che pesano". Bergoglio ricorda che "tutti siamo peccatori" ma la misericordia di Dio "non è mai stanca di perdonare, mai si stanca di aspettarci, ci guarda, è sempre accanto a noi" e per questo esorta i fedeli a entrare nella porta di San Pietro.  Il Papa, all'inizio della catechesi, insiste sul perdono e sull'occasione offerta durante il Giubileo di essere accolti dalla misericordia di Dio. E il Pontefice ricorda anche il recente sinodo dei vescovi, che si è tenuto a ottobre, dal quale la Chiesa e tutte le famiglie hanno ricevuto un grande incoraggiamento a ritrovare la strada del Signore.  "Le famiglie cristiane sono state incoraggiate ad aprire la porta al Signore che vuole entrare portando la sua amicizia - ha detto il Papa - se la porta della misericordia di Dio è sempre aperta anche le porte delle nostre chiese, delle nostre parrocchie, istituzioni, diocesi devono esser aperte". Bergoglio spiega che il significato del Giubileo non è solo aprire la grande porta della misericordia di Dio "ma anche le piccole porte delle nostre chiese per lasciare entrare o tante volte per lasciare uscire il Signore prigioniero delle nostre strutture, di tante cose". (Tgcom24)

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domenica 15 novembre 2015

DA ISRAELE PELLEGRINAGGI IN TERRA SANTA, E' LA CASA DI TUTTI

Rilanciare il pellegrinaggio in Terra Santa in vista del prossimo Giubileo "per vivere il viaggio alla scoperta delle antiche radici della fede". Con questo obiettivo Arcidiocesi di Milano e Ente del Turismo israeliano hanno dialogato recentemente, per trovare insieme nuove strategie di comunicazione.  "Tutto quello che può essere fatto per favorire il pellegrinaggio in Terra Santa deve essere tentato - ha spiegato il responsabile turismo e pellegrinaggio dell'Arcidiocesi di Milano, don Massimo Pavanello, - perché questo tipo di viaggio è un po' sofferente per colpa anche della crisi economica". Nel 2013, secondo dati dell'ente turismo israeliano, sono stati 173 mila gli italiani che hanno visitato Israele, il 40 per cento di loro per un pellegrinaggio religioso. "In Italia possiamo lavorare insieme per creare una strategia di comunicazione nuova - ha spiegato a Expo il direttore dell'Ufficio nazionale israeliano del Turismo, Avital Kotzer Adari - fra due settimane anche noi lanceremo una nuova campagna anche sui social network per dire che Israele è la casa di tutti". (ANSA)

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sabato 14 novembre 2015

PAPA FRANCESCO, SGOMENTO PER LA STRAGE DI PARIGI

Papa Francesco ha accolto con sgomento" la notizia degli attentati di Parigi perchè . Lo ha detto la Radio Vaticana. Lo "sgomento" di Papa Francesco e' condiviso dall'intera Curia Romana. Dalla prefettura fanno sapere che "una delle possibili soluzioni per garantire la sicurezza sarebbe un 'cordone sanitario' attorno a via della Conciliazione e alle altre strade di accesso, in modo che la gente possa accedere solo a piedi e dopo un controllo della polizia, come avviene per la sola piazza San Pietro in occasione delle udienze generali". 

mercoledì 11 novembre 2015

IL PAPA: 'NO A CHIESA OSSESSIONATA DAL POTERE', POI CITA DON CAMILLO

La Toscana abbraccia Francesco. Il Papa è stato in visita a Prato e Firenze e ha celebrato la messa allo stadio Franchi di fronte a oltre 50mila persone. In mattinata è stato a Prato, dove ha ricordato la tragedia di due anni fa quando sette cinesi morirono in un rogo, e poi è andato a Firenze al convegno della Chiesa italiana. Nel discorso, fatto al V° Convegno Ecclesiale della Chiesa italiana, nella quale ha sottolineato che la chiesa non deve essere "ossessionata dal potere", Bergoglio ha parlato della necessità di una chiesa umile e vicina alla gente, come quella di don Camillo. "Faccio appello soprattutto a voi, giovani", ha detto il Papa, "superate l'apatia. Che nessuno disprezzi la vostra giovinezza", "vi chiedo di essere costruttori dell'Italia, di mettervi al lavoro per una Italia migliore. Non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell'ampio dialogo sociale e politico. Le mani della vostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l'amore di Dio è il fondamento. E così sarete liberi di accettare le sfide dell'oggi, di vivere i cambiamenti e le trasformazioni". E ancora. "Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà". E' il mandato del Papa al V convegno della Chiesa italiana. "La Chiesa italiana - ha detto il Papa - ha grandi santi il cui esempio possono aiutarla a vivere la fede con umiltà, disinteresse e letizia, da Francesco d'Assisi a Filippo Neri. Ma pensiamo anche alla semplicità di personaggi inventati come don Camillo che fa coppia con Peppone". Bergoglio parla anche del potere. "Non dobbiamo essere ossessionati dal 'potere', anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all'immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si disorienta, perde il senso. "Nostro dovere – ha detto il Papa - è lavorare per rendere questo mondo un posto migliore e lottare. La nostra fede è rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo. Dobbiamo seguire questo impulso per uscire da noi stessi, per essere uomini secondo il Vangelo di Gesù. Qualsiasi vita si decide sulla capacità di donarsi". Un giornata storica per la chiesa fiorentina e per l’Italia. "Prima di darvi la benedizione – ha detto prima di tornare a Roma - vorrei ringraziarvi di questa calorosa accoglienza, e anche di tutta la giornata, ringraziare il cardinale arcivescovo, i cardinali e vescovi della Conferenza episcopale italiana con il suo presidente, tutto quello che avete fatto oggi per me, la testimonianza, è un ringraziamento per ognuno di voi". "Ma specialmente - ha aggiunto - vorrei dire un grazie ai carcerati che hanno fatto questo altare dove Gesù oggi è venuto. E a tutti voi grazie tante e per favore vi chiedo di pregare per me". Il riferimento del Papa è stato all'altare dove è stata celebrata la messa, realizzato dai detenuti del carcere di Sollicciano. (Ansa)

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martedì 10 novembre 2015

IL PAPA IN TOSCANA PER IL CONVEGNO ECCLESIALE

Il Papa in Toscana: Prato. Piazza del Duomo e percorso papale erano già gremiti di pubblico e fedeli dalle 6 per l'arrivo di papa Francesco. Il Pontefice visita una città complessa, primo distretto manifatturiero della moda e città multietnica, con una forte presenza di cinesi. Il distretto manifatturiero conta 35 mila addetti e 7.200 imprese dirette del settore, che producono il 17 per cento delle esportazioni tessili italiane. Produce circa il 65% in valori di prodotti tessili e il 35% di confezioni (maglieria e abbigliamento), per un totale di 4 miliardi e 200 milioni stimati di fatturato, di cui oltre il 50% viene esportato in 145 diversi paesi nel mondo. Nel contempo, Prato è una delle città più multiculturali d'Europa ed è il comune italiano con il maggior numero di gruppi etnici, 116. La maggior parte degli stranieri proviene dalla Cina (34 mila circa, su una popolazione complessiva di 190.961 persone), seguono l'Albania, la Romania, il Pakistan e il Marocco. "La sacralità di ogni essere umano - ha detto il Papa a Prato - richiede per ognuno rispetto, accoglienza e un lavoro degno; mi permetto qui di ricordare i 5 uomini e due donne di cittadinanza cinese morti due anni fa a causa di un incendio nella zona industriale di Prato, vivevano e dormivano all'interno dello stesso capannone in cui lavoravano, in una zona era stato ricavato un piccolo dormitorio di cartone e cartongesso, è una tragedia dello sfruttamento e delle condizioni disumane di vita e questo non è lavoro degno".

"La vita di ogni comunità - ha aggiunto il Papa subito dopo aver evocato i 7 morti di nazionalità cinese periti due anni fa nel rogo del capannone dove vivevano e lavoravano - esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione e il veleno dell'illegalità. Dentro di noi e insieme agli altri, non stanchiamoci mai di lottare per la verità! Mi hanno detto che voi giovani avete fatto una veglia di preghiera, grazie, grazie", ha detto prima di congedarsi dalla folla.

A Firenze folla lo attende in piazza Duomo - Una folla di persone si è già radunata in piazza del Duomo a Firenze in attesa di papa Francesco. Nel resto della città fino dall'alba si respira un'aria di altri tempi: niente auto e motorini, pochissime biciclette, solo quale mezzo delle forze dell'ordine, molti invece coloro che si sono recati al lavoro a piedi. Nel centro storico fervono gli ultimi preparativi per il passaggio della papamobile, mentre gli abitanti del quartiere dove si trova lo stadio Franchi, dove il papa celebrerà la Messa nel pomeriggio, sono stati svegliati di buonora dagli elicotteri delle forze di sicurezza.

sabato 7 novembre 2015

LA MADONNA DI LORETO IN LOMBARDIA CON UNITALSI

La Statua lignea della Beata Vergine, collocata nel Santuario di Loreto, oggetto di secolare venerazione da parte di pellegrini di tutto il mondo, sarà nel mese dei novembre in Lombardia per un pellegrinaggio in tutte le città principali della regione. Ad annunciarlo è l'Unitalsi lombarda. Questo simulacro, molto caro agli unitalsiani lombardi, giungerà presso la Basilica di s. Ambrogio in Milano e da qui inizierà il proprio viaggio da pellegrina (Peregrinatio Mariae) sempre attorniata dagli unitalsiani della zona e venerata in liturgie spesso presiedute dai Vescovi delle diocesi lombarde. Dopo un mese di pellegrinaggio, sabato 5 dicembre giungerà in Duomo, a Milano, dove verrà onorata in un Pontificale presieduto da Sua Eminenza il Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, alla presenza dell'Arcivescovo di Loreto, di tutti i sacerdoti assistenti delle varie sottosezioni lombarde, di persone ammalate e disabili accompagnate dal personale unitalsiano. L'iniziativa è stata promossa dalla sezione Lombarda dell'Unitalsi ed ha ricevuto il sostegno da parte di tutti i pastori delle comunità cristiane e dalle strutture locali dell'associazione che si sono impegnate ad organizzare la "Peregrinatio Mariae" nella propria zona.  "Sul finire degli anni '30 del secolo scorso - spiega il presidente della sezione lombarda, Vittore De Carli - viste le particolari situazioni politiche che rendevano sempre più difficile il pellegrinaggio in Francia al Santuario di Lourdes - luogo di nascita dell'associazione - l'Unitalsi scelse proprio il Santuario di Loreto come luogo verso il quale convergere i propri treni di ammalati, sacerdoti e medici, personale di assistenza e pellegrini rinnovando le decennali tradizioni di pellegrinaggio compiuto insieme a coloro che per età, malattia, disabilità sarebbero stati impossibilitati a compiere questo gesto di fede, di speranza e di servizio fraterno vicendevole". (Nella foto l'Arcivescovo di Loreto Tonucci all'nterno della Santa Casa)

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giovedì 5 novembre 2015

'SANTIAGO DI COMPOSTELA CAPITALE SPIRITUALE D'EUROPA'

Compostela si prepara a vivere il periodo forte dell’Avvento e poi del Natale accogliendo i tanti pellegrini che arrivano in Spagna da ogni parte del mondo. L’arcivescovo di Santiago de Compostela (Spagna), monsignor Julián Barrio Barrio, ha inaugurato, nei giorni scorsi, il Centro internazionale di accoglienza del pellegrino. Il presule si è rallegrato per la collaborazione tra la Chiesa e le diverse amministrazioni per portare avanti il progetto. Ha ricordato che “questa casa che è nata per l‘accoglienza degli anziani invalidi, è stata richiesta per alti progetti, ma è stata la provvidenza di Dio a farla dedicare a questa finalità della quale si sentiranno orgogliosi. Facciamo passi avanti non solo quando viviamo responsabilmente il presente, ma anche quando siamo capaci di intuire il futuro”. L’arcivescovo ha anche sottolineato l’urgenza di lavorare “affinché Santiago sia la capitale spirituale d’Europa, senza escludere altri obiettivi ragionevoli al servizio delle persone”. In questo senso, ha osservato monsignor Barrio, “occorre osservare che nel 2013 la stima dell‘impatto della cattedrale di Santiago sull‘economia e sul lavoro è stato di 219,3 milioni di euro e 4600 impieghi annuali.”

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martedì 3 novembre 2015

IL PAPA ALL'ANGELUS: ''LA MORTE NON E' L'ULTIMA PAROLA''

Papa Francesco, nell’Angelus del 2 novembre, giorno in cui la liturgia invita a commemorare i fedeli defunti, ha invitato i fedeli a non fermarsi a davanti la morte che "non è l’ultima parola, perché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio”. Lo ha detto il Papa prima di pregare per le vittime di guerre e violenze, per i cristiani uccisi per la loro religione e per quanti sono morti “senza il conforto sacramentale o non hanno avuto modo di pentirsi”. Il Papa ha invocato lo “sguardo pietoso” di Dio, che ci accompagna “sulla strada di una completa purificazione”, per essere accolti nelle braccia dell’“infinita misericordia”. “Nessuno dei tuoi figli vada perduto nel fuoco eterno dell’Inferno, dove non ci può essere più pentimento. Ti affidiamo Signore le anime dei nostri cari, delle persone che sono morte senza il conforto sacramentale, o non hanno avuto modo di pentirsi nemmeno al termine della loro vita”. La “Sorella morte corporale” ha auspicato il Pontefice, rifacendosi a San Francesco d'Assisi, “ci trovi vigilanti nella preghiera”, affinché “niente ci allontani” da Dio su questa Terra, “ma – ha aggiunto - tutto e tutti ci sostengano nell’ardente desiderio di riposare serenamente ed eternamente” nel Signore. Il giorno dedicato ai defunti, ha quindi spiegato il Papa, è “intimamente” legato alla Solennità di tutti i Santi, “così come la gioia e le lacrime - ha detto - trovano in Gesù Cristo una sintesi che è fondamento della nostra fede e della nostra speranza”. In queste ore, ha riflettuto il Santo Padre, in tanti fanno visita al cimitero, che è “luogo del riposo” in attesa del risveglio finale: “è bello pensare – ha aggiunto – che sarà Gesù stesso a risvegliarci”. Gesù “ha rivelato che la morte del corpo è come un sonno dal quale Lui ci risveglia”. D’altra parte la tradizione della Chiesa ha sempre esortato a pregare per i defunti, in particolare attraverso la celebrazione eucaristica che, ha spiegato il Pontefice, “è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo dare alle loro anime, particolarmente a quelle più abbandonate. Il fondamento della preghiera di suffragio - ha proseguito, ricordando quanto ribadito dal Concilio Vaticano II - si trova nella comunione del Corpo Mistico” di Gesù Cristo.

domenica 1 novembre 2015

IL PAPA RENDE OMAGGIO AI SANTI DELLA PORTA ACCANTO

Nella festa di Tutti i Santi, Papa Francesco all’Angelus, rende omaggio ai santi “della porta accanto”, esempi vivi e coraggiosi da imitare nella vita quotidiana. Poi un appello per la pace il Centrafrica, attraversato da una nuova ondata di violenze .  “Faccio appello alle parti coinvolte affinché si ponga fine a questo ciclo di violenze”. Vicino ai Padri comboniani della parrocchia Nostra Signora di Fatima nella capitale Bangui, che accolgono numerosi sfollati”, il Papa si è rivolto all’intero popolo centrafricano: “Esprimo – ha detto -  la mia solidarietà alla Chiesa, alle altre confessioni religiose e all’intera nazione Centrafricana, così duramente provate mentre compiono ogni sforzo per superare le divisioni e riprendere il cammino della pace”.  “…domenica 29 novembre ho in animo di aprire la porta santa della cattedrale di Bangui, durante il Viaggio apostolico che spero di poter realizzare in quella Nazione. Il Papa ha ricordato che questi sono “persone che appartengono totalmente a Dio”, cosi come li presenta il libro dell’Apocalisse: “una moltitudine immensa di ‘eletti’ segnati dal sigillo di Dio. Siamo consapevoli di questo grande dono? Tutti noi figli di Dio! Ci ricordiamo che nel Battesimo abbiamo ricevuto il “sigillo” del nostro Padre celeste e siamo diventati suoi figli? Per dirlo in un modo semplice: portiamo il cognome di Dio, il nostro cognome è Dio, perché siamo figli di Dio. Qui sta la radice della vocazione alla santità!" Santi esempi da imitare, ha sollecitato il Papa: "Facciamo attenzione, non soltanto quelli canonizzati, ma i santi, per così dire, “della porta accanto”, che, con la grazia di Dio, si sono sforzati di praticare il Vangelo nell’ordinarietà della loro vita, non sono canonizzati." A questi santi dobbiamo essere grati, e grati a Dio che ce li ha donati e messi vicini, esempi vivi e contagiosi del modo di vivere e di morire, fedeli a Gesù e al suo Vangelo”.