Profughi, migranti, rifugiati sono i nomi più ripetuti nelle
ultime settimane da quando anche gli altri Paesi Europei si sono accorti della
disperazione di queste persone. In migliaia percorrono le vie della speranza
attraversando il mare Mediterraneo oppure passando per i Balcani. Non tutti
trovano ospitalità e accoglienza, anzi i famosi diritti civili e umanitari che
si pensa vengano loro assicurati spesso restano solo sulla carta. L’Italia si
trova, come al solito, abbastanza divisa tra coloro che danno per scontata
l’esigenza di soccorrerli e accoglierli e chi, per svariati motivi, si prodiga
a diffondere paure e diffidenze arrivando a considerare questa gente
addirittura come un pericolo. In questo primo breve ma intenso periodo di
accoglienza nella nostra Diocesi Fabriano-Matelica abbiamo sperimentato il senso evangelico
dell’ospitalità nei confronti del forestiero rispondendo anche all’incisivo
appello del nostro Papa Francesco ad essere solidali e disponibili verso chi
sta scappando da guerre, dittature e oppressioni. Questo è il motivo che ci
spinge ad essere presenti proprio lì, accanto ai nostri fratelli più bisognosi,
coinvolgendo ogni credente e tutte le persone di buona volontà e unendoci
insieme per sostenere concretamente qualcuno di loro. Sollecitati dal nostro
Vescovo abbiamo quindi accolto una sessantina di profughi che sono, quasi
tutti, transitati per qualche giorno nel nostro territorio per poi proseguire
il loro viaggio. Abbiamo aiutato una famiglia siriana composta da quattordici
persone – compresi dei neonati – che ha attraversato il mare per approdare
nelle nostre coste. Ci hanno raccontato di essere scappati dalle bombe in Siria
e poi dai mitra della Libia... storie terribili intrise di lacrime. Ognuno di
loro, però, ci ha confidato la speranza nell’animo di poter un giorno ritornare
per ricostruire il proprio Paese. Sono giunti anche tanti giovani provenienti
da Eritrea, Sudan, Nigeria. Mali, Senegal, Niger e quasi tutti sono ripartiti
ringraziandoci. Spesso la nostra Nazione è solo un luogo di transito per
raggiungere Germania, Olanda o altri Paesi dove sono attesi da parenti o amici
già ben integrati in quei territori. Di fatto sono pochi coloro che restano in
Italia. Intanto il nostro umile servizio è quello di soccorrere chi arriva con
il massimo rispetto e attenzione. Il cibo, i vestiti, i medicinali non si
possono negare a nessun essere umano. Quanti poi si fermeranno per più tempo
riceveranno tutto ciò che un popolo come il nostro è in grado di testimoniare:
l’accoglienza insieme ai servizi che permetteranno l’inserimento e
l’integrazione. L’ufficio diocesano Migrantes è attivo per coordinare questa
emergenza e grazie all’aiuto di molte associazioni ecclesiali e sacerdoti ha
fronteggiato al meglio questo primo round. Ora bisogna continuare, sperando
nella generosa solidarietà di tutti coloro che, anche con un piccolo gesto,
potranno contribuire a restituire il sorriso e la dignità a tutte le persone
che bussano alla porta della nostra casa e soprattutto del nostro cuore.
Don Aldo Buonaiuto, direttore ufficio Migrantes
Diocesi Fabriano-Matelica
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