Al santuario di Nostra Signora di Guadalupe, patrona delle Americhe, il più grande santuario mariano del mondo visitato da 20 milioni di pellegrini l'anno, il pensiero del Papa è andato "ai più piccoli, ai sofferenti, agli sfollati e agli emarginati, a tutti coloro che sentono di non avere un posto degno in queste terre". Nella messa - presente il capo dello Stato Enrique Pena Nieto -, ricordando la nascita della tradizione di Guadalupe e le apparizioni mariane originarie, Francesco ha detto che "Maria, la donna del sì, ha voluto anche visitare gli abitanti di questa terra d'America nella persona dell'indio san Juan Diego"."In quell'alba di dicembre del 1531 - ha sottolineato -, si compiva il primo miracolo che poi sarà la memoria vivente di tutto ciò che questo Santuario custodisce". In quell'alba, ha aggiunto, "Dio ha risvegliato e risveglia la speranza dei più piccoli, dei sofferenti, degli sfollati e degli emarginati, di tutti coloro che sentono di non avere un posto degno in queste terre".
Il Messico diventi "una terra che non debba piangere uomini e donne, giovani e bambini che finiscono distrutti nelle mani dei trafficanti della morte". All'Angelus a Ecatepec il Papa ha invitato a "stare in prima linea, ad essere intraprendenti in tutte le iniziative che possano aiutare a fare di questa benedetta terra messicana una terra di opportunità. Dove non ci sia bisogno di emigrare per sognare; dove non ci sia bisogno di essere sfruttato per lavorare; dove non ci sia bisogno di fare della disperazione e della povertà di molti l'opportunismo di pochi". Al termine, Francesco ha fatto proprie "le parole che un giorno il beato Paolo VI rivolse al popolo messicano: 'Un cristiano non può fare a meno di dimostrare la sua solidarietà per risolvere la situazione di coloro ai quali ancora non è arrivato il pane della cultura o l'opportunità di un lavoro onorevole (...) non può restare insensibile mentre le nuove generazioni non trovano la via per realizzare le loro legittime aspirazioni'".
All'ingresso nel reparto onco-ematologico, in cui si è intrattenuto con i piccoli degenti, il Papa ha suonato anche la piccola campanella, che nella tradizione dell'ospedale pediatrico "Federico Gomez" di Città del Messico, i giovani malati di cancro che guariscono e vengono dimessi fanno squillare in segno di incoraggiamento verso gli altri piccoli pazienti:"ce la potete fare". (Ansa)
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All'ingresso nel reparto onco-ematologico, in cui si è intrattenuto con i piccoli degenti, il Papa ha suonato anche la piccola campanella, che nella tradizione dell'ospedale pediatrico "Federico Gomez" di Città del Messico, i giovani malati di cancro che guariscono e vengono dimessi fanno squillare in segno di incoraggiamento verso gli altri piccoli pazienti:"ce la potete fare". (Ansa)
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