domenica 21 febbraio 2016

IL SITO DEL BATTESIMO DI GESU' PATRIMONIO UNESCO

Si è svolta a Parigi la cerimonia per il riconoscimento ufficiale del sito del Battesimo di Gesù Cristo come Patrimonio dell’Umanità che, a luglio del 2015, l’Unesco aveva attribuito alla zona di Al-Maghtas in Giordania. A dare la notizia è il Patriarcato latino di Gerusalemme. La Commissione ha “incoraggiato lo Stato membro vicino, la Palestina, ad assumersi la protezione delle sponde occidentali del Giordano al fine di preservare le viste e le linee di orizzonte importanti del bene”. Una delegazione del regno di Giordania, composta da leader religiosi musulmani, cattolici e ortodossi, tra cui il vicario patriarcale per la Giordania, monsignor Maroun Lahham, e il ministro del Turismo della Giordania, Nayef Hamedi Al-Fayez, è stata invitata alla cerimonia. Monsignor Lahham ha ringraziato quanti hanno reso possibile questo riconoscimento: “Questa sera, l’Unesco ha dichiarato ufficialmente il sito come patrimonio mondiale. Estendo un invito a recarvi in Giordania per visitare il sito del Battesimo. Troverete un Paese pacifico e sicuro, nel bel mezzo di un Medio Oriente in fiamme. Troverete un popolo aperto e ospitale”. Entro la fine del 2016, il Paese dovrà presentare al Comitato una relazione sull’attuazione effettiva delle sue raccomandazioni in materia di tutela del posto.

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lunedì 15 febbraio 2016

IL PAPA A GUADALUPE: 'QUI SPERANZA PER ULTIMI'

Al santuario di Nostra Signora di Guadalupe, patrona delle Americhe, il più grande santuario mariano del mondo visitato da 20 milioni di pellegrini l'anno, il pensiero del Papa è andato "ai più piccoli, ai sofferenti, agli sfollati e agli emarginati, a tutti coloro che sentono di non avere un posto degno in queste terre". Nella messa - presente il capo dello Stato Enrique Pena Nieto -, ricordando la nascita della tradizione di Guadalupe e le apparizioni mariane originarie, Francesco ha detto che "Maria, la donna del sì, ha voluto anche visitare gli abitanti di questa terra d'America nella persona dell'indio san Juan Diego"."In quell'alba di dicembre del 1531 - ha sottolineato -, si compiva il primo miracolo che poi sarà la memoria vivente di tutto ciò che questo Santuario custodisce". In quell'alba, ha aggiunto, "Dio ha risvegliato e risveglia la speranza dei più piccoli, dei sofferenti, degli sfollati e degli emarginati, di tutti coloro che sentono di non avere un posto degno in queste terre".

Il Messico diventi "una terra che non debba piangere uomini e donne, giovani e bambini che finiscono distrutti nelle mani dei trafficanti della morte". All'Angelus a Ecatepec il Papa ha invitato a "stare in prima linea, ad essere intraprendenti in tutte le iniziative che possano aiutare a fare di questa benedetta terra messicana una terra di opportunità. Dove non ci sia bisogno di emigrare per sognare; dove non ci sia bisogno di essere sfruttato per lavorare; dove non ci sia bisogno di fare della disperazione e della povertà di molti l'opportunismo di pochi". Al termine, Francesco ha fatto proprie "le parole che un giorno il beato Paolo VI rivolse al popolo messicano: 'Un cristiano non può fare a meno di dimostrare la sua solidarietà per risolvere la situazione di coloro ai quali ancora non è arrivato il pane della cultura o l'opportunità di un lavoro onorevole (...) non può restare insensibile mentre le nuove generazioni non trovano la via per realizzare le loro legittime aspirazioni'".

All'ingresso nel reparto onco-ematologico, in cui si è intrattenuto con i piccoli degenti, il Papa ha suonato anche la piccola campanella, che nella tradizione dell'ospedale pediatrico "Federico Gomez" di Città del Messico, i giovani malati di cancro che guariscono e vengono dimessi fanno squillare in segno di incoraggiamento verso gli altri piccoli pazienti:"ce la potete fare". (Ansa)

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sabato 13 febbraio 2016

PAPA FRANCESCO, LO STORICO INCONTRO CON IL PATRIARCA KIRILL

"Finalmente!" E' la parola, in italiano, pronunciata da papa Francesco al suo primo incontro con Kirill. All'inizio del colloquio la parola "hermano" (fratello in spagnolo) è stata ripetuta dal Papa più volte. "Somos hermanos", siamo fratelli, ha ribadito il Pontefice al capo della Chiesa ortodossa russa. A un certo punto Kirill ha anche affermato: "ora le cose sono più facili". E il Papa, in spagnolo, subito tradotto in russo dall'interprete: "E' più chiaro che questa è la volontà di Dio". "Sono state tante le difficoltà, negli ultimi dieci anni abbiamo cercato di superale e nonostante molte di queste difficoltà non siano scomparse, oggi abbiamo la possibilità di riempire il nostro cuore". Lo ha detto il Patriarca Kirill nell'incontro con Papa Francesco. Papa Francesco e il patriarca ortodosso Kirill hanno firmato la dichiarazione congiunta al termine dell'incontro che hanno avuto all'aeroporto dell'Avana, a Cuba. Il testo è stato concordato e esaminato anche durante il colloquio riservato che si è appena concluso. Nuovo abbraccio tra Papa Francesco e il patriarca Kirill a termine della firma della dichiarazione congiunta. I due si sono scambiati il testo appena firmato e si sono abbracciati. "Consapevoli della permanenza di numerosi ostacoli, ci auguriamo che il nostro incontro possa contribuire al ristabilimento di questa unità voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato". Lo afferma la dichiarazione congiunta firmata oggi a L'Avana da Papa Francesco e dal patriarca Kirill. "Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente per prevenire l'ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente". Lo afferma la dichiarazione congiunta firmata oggi a L'Avana da Papa Francesco e dal patriarca Kirill. "Il nostro sguardo si rivolge in primo luogo verso le regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione. In molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere". "Ripongo grande speranza nell'incontro con papa Francesco": ha detto il patriarca di Mosca, Kirill, incontrando Raul Castro nel Palazzo della Rivoluzione all'Avana. Lo riferisce la Tass. Nel salone dove si sta svolgendo il colloquio tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill, alla presenza del cardinale Kurt Koch, del metropolita Hilarion e dell'interprete, sono in bella vista i regali che i due capi religiosi si scambieranno al termine dell'incontro. Il Papa donerà a Kirill un reliquiario con una reliquia di San Cirillo e un calice. Il Patriarca di Mosca donerà al Papa una copia, più piccola dell'originale, della Madonna di Kazan. Il culto della Madonna di Kazan si diffuse in tutta la Russia e le furono dedicate numerose chiese. La sua immagine fu inoltre riprodotta in innumerevoli quadri. Trafugata nel 1904 dalla cattedrale di Kazan, ricomparve all'indomani della Rivoluzione sovietica fuori dalla Russia. Dopo vari passaggi di mano, fu acquistata dall'associazione Blu Army e dal 1985 conservata nel Santuario di Fatima. Nel 1993 fu donata a papa Giovanni Paolo II, devoto della Madonna, che l'ha custodita nel suo studio privato fino a quando, il 28 agosto 2004, l'ha donata al patriarca di Mosca Alessio II quale auspicio per il dialogo tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa. La cerimonia di consegna si svolse presso la Cattedrale della Dormizione per mano del cardinale Walter Kasper, l'allora presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. (Ansa)

venerdì 12 febbraio 2016

IL PAPA INCONTRA A CUBA IL PATRIARCA KIRILL, POI IN MESSICO

Papa Francesco è partito per l'Avana, tappa intermedia del viaggio in Messico. L'airbus A330-200 di Alitalia è decollato alle 8,24 dall'aeroporto di Fiumicino. L'arrivo, dopo 12 ore e 30 minuti di volo, è previsto alle ore 14 locali (le 20 italiane) all'aeroporto internazionale di Cuba Josè Martì. Qui avverrà l'incontro privato tra il Pontefice e il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, che in questi giorni di trova in visita ufficiale nell'isola. E' il primo incontro in assoluto tra un capo della Chiesa di Roma e uno della Chiesa ortodossa russa. Il colloquio a tu per tu nel salone d'onore dovrebbe durare circa due ore, seguito alle 16.30 locali (le 22.30 in Italia) dalla firma di una dichiarazione comune e dai discorsi dei due capi religiosi. Alle 17.10 (le 23.10 italiane) il congedo tra Kirill e Francesco, quindi alle 17.30 (23.30) la partenza del volo papale con direzione Città del Messico. Il Pontefice arriverà alle 19.30 locali (in Italia le 2.30 di domani), accolto da una breve cerimonia ufficiale all'aeroporto internazionale "Benito Juarez" prima del trasferimento in Nunziatura. L'incontro formale con le autorità messicane è invece in programma domani, quando Bergoglio andrà anche al santuario mariano di Guadalupe, il più visitato al mondo, dove celebrerà la messa e renderà omaggio alla Vergine patrona delle Americhe. Quello in Messico è il dodicesimo viaggio internazionale del suo pontificato, che durerà fino al 18 febbraio. (Ansa)

martedì 9 febbraio 2016

11 FEBBRAIO, LOURDES E LA GIORNATA DEL MALATO

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IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA DEL MALATO

Cari fratelli e sorelle, la XXIV Giornata Mondiale del Malato mi offre l’occasione per essere particolarmente vicino a voi, care persone ammalate, e a coloro che si prendono cura di voi. Poiché tale Giornata sarà celebrata in modo solenne in Terra Santa, quest’anno propongo di meditare il racconto evangelico delle nozze di Cana (Gv 2,1-11), dove Gesù fece il suo primo miracolo per l’intervento di sua Madre. Il tema prescelto – Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5) si inscrive molto bene anche all’interno del Giubileo straordinario della Misericordia. La Celebrazione eucaristica centrale della Giornata avrà luogo l’11 febbraio 2016, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, proprio a Nazareth, dove «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). A Nazareth Gesù ha dato inizio alla sua missione salvifica, ascrivendo a sé le parole del profeta Isaia, come ci riferisce l’evangelista Luca: «Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore» (4,18-19). La malattia, soprattutto quella grave, mette sempre in crisi l’esistenza umana e porta con sé interrogativi che scavano in profondità. Il primo momento può essere a volte di ribellione: perché è capitato proprio a me? Ci si potrebbe sentire disperati, pensare che tutto è perduto, che ormai niente ha più senso... In queste situazioni, la fede in Dio è, da una parte, messa alla prova, ma nello stesso tempo rivela tutta la sua potenzialità positiva. Non perché la fede faccia sparire la malattia, il dolore, o le domande che ne derivano; ma perché offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo; una chiave che ci aiuta a vedere come la malattia può essere la via per arrivare ad una più stretta vicinanza con Gesù, che cammina al nostro fianco, caricato della Croce. E questa chiave ce la consegna la Madre, Maria, esperta di questa via. Nelle nozze di Cana, Maria è la donna premurosa che si accorge di un problema molto importante per gli sposi: è finito il vino, simbolo della gioia della festa. Maria scopre la difficoltà, in un certo senso la fa sua e, con discrezione, agisce prontamente. Non rimane a guardare, e tanto meno si attarda ad esprimere giudizi, ma si rivolge a Gesù e gli presenta il problema così come è: «Non hanno vino» (Gv 2,3). E quando Gesù le fa presente che non è ancora il momento per Lui di rivelarsi (cfr v. 4), dice ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (v. 5). Allora Gesù compie il miracolo, trasformando una grande quantità di acqua in vino, un vino che appare subito il migliore di tutta la festa. Quale insegnamento possiamo ricavare dal mistero delle nozze di Cana per la Giornata Mondiale del Malato? Il banchetto di nozze di Cana è un’icona della Chiesa: al centro c’è Gesù misericordioso che compie il segno; intorno a Lui ci sono i discepoli, le primizie della nuova comunità; e vicino a Gesù e ai suoi discepoli c’è Maria, Madre provvidente e orante. Maria partecipa alla gioia della gente comune e contribuisce ad accrescerla; intercede presso suo Figlio per il bene degli sposi e di tutti gli invitati. E Gesù non ha rifiutato la richiesta di sua Madre. Quanta speranza in questo avvenimento per noi tutti! Abbiamo una Madre che ha gli occhi vigili e buoni, come suo Figlio; il cuore materno e ricolmo di misericordia, come Lui; le mani che vogliono aiutare, come le mani di Gesù che spezzavano il pane per chi aveva fame, che toccavano i malati e li guarivano. Questo ci riempie di fiducia e ci fa aprire alla grazia e alla misericordia di Cristo. L’intercessione di Maria ci fa sperimentare la consolazione per la quale l’apostolo Paolo benedice Dio: «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione» (2 Cor 1,3-5). Maria è la Madre “consolata” che consola i suoi figli. A Cana si profilano i tratti distintivi di Gesù e della sua missione: Egli è Colui che soccorre chi è in difficoltà e nel bisogno. E infatti nel suo ministero messianico guarirà molti da malattie, infermità e spiriti cattivi, donerà la vista ai ciechi, farà camminare gli zoppi, restituirà salute e dignità ai lebbrosi, risusciterà i morti, ai poveri annunzierà la buona novella (cfr Lc 7,21-22). E la richiesta di Maria, durante il banchetto nuziale, suggerita dallo Spirito Santo al suo cuore materno, fece emergere non solo il potere messianico di Gesù, ma anche la sua misericordia. Nella sollecitudine di Maria si rispecchia la tenerezza di Dio. E quella stessa tenerezza si fa presente nella vita di tante persone che si trovano accanto ai malati e sanno coglierne i bisogni, anche quelli più impercettibili, perché guardano con occhi pieni di amore. Quante volte una mamma al capezzale del figlio malato, o un figlio che si prende cura del genitore anziano, o un nipote che sta vicino al nonno o alla nonna, mette la sua invocazione nelle mani della Madonna! Per i nostri cari che soffrono a causa della malattia domandiamo in primo luogo la salute; Gesù stesso ha manifestato la presenza del Regno di Dio proprio attraverso le guarigioni: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano» (Mt 11,4-5). Ma l’amore animato dalla fede ci fa chiedere per loro qualcosa di più grande della salute fisica: chiediamo una pace, una serenità della vita che parte dal cuore e che è dono di Dio, frutto dello Spirito Santo che il Padre non nega mai a quanti glielo chiedono con fiducia. Nella scena di Cana, oltre a Gesù e a sua Madre, ci sono quelli che vengono chiamati i “servitori”, che ricevono da Lei questa indicazione: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). Naturalmente il miracolo avviene per opera di Cristo; tuttavia, Egli vuole servirsi dell’aiuto umano per compiere il prodigio. Avrebbe potuto far apparire direttamente il vino nelle anfore. Ma vuole contare sulla collaborazione umana, e chiede ai servitori di riempirle di acqua. Come è prezioso e gradito a Dio essere servitori degli altri! Questo più di ogni altra cosa ci fa simili a Gesù, il quale «non è venuto per farsi servire, ma per servire» (Mc 10,45). Questi personaggi anonimi del Vangelo ci insegnano tanto. Non soltanto obbediscono, ma obbediscono generosamente: riempirono le anfore fino all’orlo (cfr Gv 2,7). Si fidano della Madre, e fanno subito e bene ciò che viene loro richiesto, senza lamentarsi, senza calcoli. In questa Giornata Mondiale del Malato possiamo chiedere a Gesù misericordioso, attraverso l’intercessione di Maria, Madre sua e nostra, che conceda a tutti noi questa disposizione al servizio dei bisognosi, e concretamente dei nostri fratelli e delle nostre sorelle malati. Talvolta questo servizio può risultare faticoso, pesante, ma siamo certi che il Signore non mancherà di trasformare il nostro sforzo umano in qualcosa di divino. Anche noi possiamo essere mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti. Anche noi, sani o malati, possiamo offrire le nostre fatiche e sofferenze come quell’acqua che riempì le anfore alle nozze di Cana e fu trasformata nel vino più buono. Con l’aiuto discreto a chi soffre, così come nella malattia, si prende sulle proprie spalle la croce di ogni giorno e si segue il Maestro (cfr Lc 9,23); e anche se l’incontro con la sofferenza sarà sempre un mistero, Gesù ci aiuta a svelarne il senso. Se sapremo seguire la voce di Colei che dice anche a noi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela», Gesù trasformerà sempre l’acqua della nostra vita in vino pregiato. Così questa Giornata Mondiale del Malato, celebrata solennemente in Terra Santa, aiuterà a realizzare l’augurio che ho espresso nella Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia: «Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con [l’Ebraismo, con l’Islam] e con le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione» (Misericordiae Vultus, 23). Ogni ospedale o casa di cura può essere segno visibile e luogo per promuovere la cultura dell’incontro e della pace, dove l’esperienza della malattia e della sofferenza, come pure l’aiuto professionale e fraterno, contribuiscano a superare ogni limite e ogni divisione. Ci sono di esempio in questo le due Suore canonizzate nello scorso mese di maggio: santa Maria Alfonsina Danil Ghattas e santa Maria di Gesù Crocifisso Baouardy, entrambe figlie della Terra Santa. La prima fu testimone di mitezza e di unità, offrendo chiara testimonianza di quanto sia importante renderci gli uni responsabili degli altri, di vivere l’uno al servizio dell’altro. La seconda, donna umile e illetterata, fu docile allo Spirito Santo e divenne strumento di incontro con il mondo musulmano. A tutti coloro che sono al servizio dei malati e dei sofferenti, auguro di essere animati dallo spirito di Maria, Madre della Misericordia. «La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio» (ibid., 24) e portarla impressa nei nostri cuori e nei nostri gesti. Affidiamo all’intercessione della Vergine le ansie e le tribolazioni, insieme alle gioie e alle consolazioni, e rivolgiamo a lei la nostra preghiera, perché rivolga a noi i suoi occhi misericordiosi, specialmente nei momenti di dolore, e ci renda degni di contemplare oggi e per sempre il Volto della misericordia, il suo Figlio Gesù. Accompagno questa supplica per tutti voi con la mia Benedizione Apostolica.

PAPA FRANCESCO



domenica 7 febbraio 2016

PAPA FRANCESCO: 'LA PREGHIERA FA MIRACOLI'

"La preghiera fa miracoli, è una vera e propria missione, che porta il fuoco dell'amore all'intera umanità. Padre Pio disse che la preghiera è una forza che muove il mondo. Ci credete? E' così". Lo ha detto ieri Papa Francesco ai gruppi di preghiera di San Pio in udienza speciale a San Pietro.

"Cuore di Dio non è blindato" - Il Pontefice ha dedicato gran parte del suo intervento alla definizione del pregare. La preghiera, ha affermato, "è una chiave che apre il cuore di Dio, che non è blindato come tanti mezzi di sicurezza. Tu puoi aprirlo con la preghiera". Senza la preghiera, ha aggiunto Bergoglio, "la gioia si spegne e il cuore diventa noioso, voi volete avere un cuore noioso? No. E allora pregate, questa è la ricetta". 

"Il perdono è una scienza da imparare" - In uno dei suoi numerosi inserti "a braccio", Papa Francesco ha poi dichiarato: "La bellezza del perdono e della misericordia è una scienza che dobbiamo imparare tutti i giorni". E ancora: "I gruppo di preghiera siano centrali di misericordia". 

"San Pio è stato una carezza vivente di Dio" - La parole dedicate a San Pio sono state poi particolarmente commosse. "Padre Pio - ha detto Bergoglio - è stato un servitore della misericordia. Lo è stato a tempo pieno, praticando, talvolta fino allo sfinimento, l'apostolato dell`ascolto. E' diventato, attraverso il ministero della Confessione, una carezza vivente del Padre, che guarisce le ferite del peccato e rinfranca il cuore con la pace. San Pio non si è mai stancato di accogliere le persone e di ascoltarle, di spendere tempo e forze per diffondere il profumo del perdono del Signore".  
Rivolgendosi poi direttamente ai gruppi di preghiera presenti in piazza, il Pontefice ha detto: "Io ho voglia di visitare la vostra bella terra, la terra di San Pio. Che chiunque ci vada possa trovare anche in voi un riflesso della luce del cielo". Parole alle quali i fedeli hanno risposto con un caloroso applauso.

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sabato 6 febbraio 2016

PADRE PIO A ROMA, IN 25 MILA PER IL SUO ARRIVO A SAN PIETRO

Sono almeno 20 mila, divenuti poi 25 mila all'arrivo delle spoglie in piazza San Pietro, i fedeli e i pellegrini, che ieri hanno preso parte alla processione che ha condotto le urne di San Pio e San Leopoldo Mandic, scelti dal Papa come testimoni speciali del Giubileo della Misericordia, dalla Chiesa di San Salvatore in Lauro nel centro di Roma alla basilica vaticana. Un fiume di devoti venuti da tutte le parti d'Italia e anche dall'estero (un frate cappuccino assicura che un gruppo è venuto apposta dall'Australia) cui si sono mescolati via via, nel percorso tracciato lungo le vie strette del centro prima dell'ingresso in via della Conciliazione, anche turisti e semplici cittadini. E così, tra non pochi disagi per il traffico e tra la meraviglia di tanti turisti, è esplosa, nel cuore di Roma, la devozione popolare, soprattutto nei confronti del santo di Pietrelcina. 

Scatti continui di foto con i telefonini, preghiere e canti hanno accompagnato per tutto il tempo il corteo partito alla 16 dalla chiesa di San Salvatore in Lauro e arrivato in circa due ore, procedendo per un chilometro e mezzo scortato dalle forze dell'ordine, in piazza San Pietro. Fortissima l'attrazione che la reliquia di San Pio ha esercitato sulla folla. Già non appena la salma, trasportata in spalla dai frati cappuccini del convento di San Giovanni Rotondo, ha fatto la sua comparsa in piazza, una pioggia di flash ha immortalato il corpo del santo custodito in una teca speciale che per la prima volta ha lasciato il Gargano. "Evviva padre Pio", rimbombava in piazza mentre tanti romani incuriositi si sono affacciati alle finestre per seguire l'evento. Si sono sentiti anche tanti apprezzamenti con romani che ricordavano di non aver mai visto un evento del genere nel centro della città, che pure è la sede mondiale della cristianità. Lungo tutto il percorso, poi, tanti hanno allungato di continuo verso i frati rosari, fazzoletti, sciarpe perché li accostassero all'urna in atto di devozione. Il momento di maggiore disagio per il traffico si è avuto intorno alle 17 quando il corteo ha attraversato Ponte Sant'Angelo mettendosi in direzione della basilica. A guidare il corteo mons. Rino Fisichella, presidente del pontificio consiglio della Nuova evangelizzazione e 'regista' del Giubileo, mentre anche il sindaco di San Giovanni Rotondo ha guidato, dietro al gonfalone, una rappresentanza della cittadina pugliese. 

Nel corteo c'era anche il superiore dei frati cappuccini di Pietrelcina che ha confidato: "Una volta i fedeli venivano per lo più a chiedere grazie per malattie. Oggi vengono quasi tutti a chiedere la grazia del lavoro". Vi aspettavate tanta partecipazione? "Noi forse sì - ha risposto un frate del Convento di San Giovanni Rotondo -, perché riceviamo in continuazione i fedeli che vengono a omaggiare il santo. Quello che viene da pensare è che forse è Roma che non si aspettava tanta devozione. E' stata una sorpresa per la città". Alle 18 le teche sono arrivate sul sagrato di San Pietro. Le ha accolte l'arciprete, il cardinale Angelo Comastri, che ha indicato San Pio e San Leopoldo come "grandi confessori". "Hanno lasciato passare un fiume di misericordia - ha osservato - prestando anche 16 o più ore al giorno nel confessionale. E' impressionante quante persone hanno ritrovato la fede in questo modo". Le teche sono entrate quindi in basilica dove i fedeli potranno rendere omaggio ai due santi. E si annuncia già molto affollata oggi l'udienza speciale che papa Francesco terrà per l'occasione con i Gruppi di preghiera di Padre Pio. (Ansa)

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martedì 2 febbraio 2016

PER LA 1° VOLTA PADRE PIO LASCIA IL GARGANO PER ROMA

Per la prima volta da quando arrivò nel 1916, il Santo lascia la Puglia. Ovvero, la reliquia di Padre Pio dal Gargano, arriverà a Roma e per volere del Pontefice. In occasione del Giubileo, infatti, papa Francesco vuole mostrare la figura del Santo quale esempio ai “missionari della misericordia”. Ma non c’è soltanto Padre Pio nelle nuove esposizioni romane. Anche un altro frate cappuccino San Leopoldo Mandic (1866-1942), di origine croata e vissuto nella chiesa di Padova è figura cara a papa Bergoglio. E anche lui è destinato temporaneamente al Giubileo. Così, centinaia di fedeli hanno partecipato oggi, martedì 2 febbraio, a San Giovanni Rotondo alla funzione religiosa che ha dato il via al viaggio delle reliquie di San Pio: saranno esposte in Vaticano in occasione del Giubileo. Alle 7.30 nella chiesa inferiore, dove sono custodite le spoglie del santo con le stimmate, Francesco Colacelli il ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini della provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio, ha celebrato la funzione eucaristica. Quindi, l’urna contenente le spoglie del santo di Pietralcina sono state portate nella chiesa superiore. L’urna resterà fino a domani mattina ed alle 7.30 è prevista una funzione religiosa presieduta da Francesco Langi, guardiano del Convento dei Frati Minori Cappuccini. Alle 9,30 , invece, le reliquie di San Pio partiranno per Roma. L’arrivo nella capitale è previsto intorno alle 15 di domani pomeriggio quando le reliquie saranno accolte in San Lorenzo fuori le Mura da Gianfranco Palmisani, ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini. Le spoglie di San Pio viaggeranno su un furgone speciale, attrezzato per ridurre al minimo le vibrazioni. Imponenti sono le misure di sicurezza e i servizi di controllo straordinari predisposti già da oggi e che accompagneranno il santo durante tutto il tragitto per Roma. Oltre alla doppia scorta della Polizia di stato che seguirà per tutto il viaggio l’urna del Santo il prefetto Maria Tirone ha richiesto all’Airspace Coordination Unit l’attuazione della `no fly zone´ su San Giovanni Rotondo e Foggia. «Siamo Privilegiati perché la nostra terra è la terra dove Padre Pio è vissuto, ha operato e in cui è custodita l’urna dei suoi resti mortali» ha sottolineato l’arcivescovo di Manfredonia,Vieste e San Giovanni Rotondo, Michele Castoro,«noi accompagniamo l’urna a Roma e diventiamo pellegrini di Padre Pio per andare a confermare la nostra fede e ricevere una parola di benedizione dal Papa per riprendere il nostro cammino cristiano con maggiore entusiasmo e maggiore coerenza».

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