Nella
lunga storia della Cristianità, non c'è fedele che, nel compiere la propria
personalissima ricerca del Dio della Croce, non si sia fermato almeno una volta
nella vita, con il corpo o anche soltanto col pensiero, a Gerusalemme. In
questo viaggio mistico che confonde epoche e spazi, e che nel corso di
un'esistenza alterna momenti difficili ad altri colmi di speranza, si può
affermare con un sorriso che forse noi abitanti del Belpaese siamo benedetti o
almeno un po' privilegiati perché in Italia "Gerusalemme è
dappertutto". Lo spiega bene Franco Cardini nel suo libro "Andare per
le Gerusalemme d'Italia", edito da il Mulino, un'approfondita guida
geografico-storico-spirituale per scoprire i segni gerosolimitani disseminati
sul nostro territorio, ancora visibili e in molti casi anche tangibili. Il
dialogo tra "il centro della Cristianità cattolica e la città radice del
monoteismo abramitico", scrive Cardini, "si esprime in ogni rigo
della storia italiana, in ogni pietra delle sue città": in virtù di
questo, e fornendo una grande mole di informazioni, dati, dettagli, storie e
percorsi, l'autore permette al lettore di questo piccolo, appassionato volume,
di "viaggiare per terra pensando al cielo", come recita il titolo di
uno dei capitoli.
Sarà affascinante
scoprire i richiami continui nei secoli della liturgia cattolica a Gerusalemme,
o anche il significato che il pellegrinaggio e la ricerca spirituale hanno
assunto di epoca in epoca. O ancora, libro alla mano, iniziare a pensare al
proprio itinerario gerosolimitano, cercando le sacre reliquie a Roma,
percorrendo le francigene e le romee - le strade dei pellegrini -, visitando i
monumenti che, da Venezia a Firenze, rinviano al Sepolcro, le città santuario
(da Varallo a San Vivaldo) e le Montagne Sacre. E allora chissà, forse possiamo
davvero, se non immedesimarci, almeno provare a immaginare quali emozioni deve
aver sentito l'imperatrice Elena nel 326: in quell'epoca lontana, l'archeologa
"ante litteram", madre di Costantino e ormai ottantenne, partì alla
volta della Terra Santa e scoprì "tre mistiche spelonche" - una
collina, un sepolcro scavato nella roccia e una grotta - che identificò come la
roccia del Calvario, il luogo di sepoltura di Gesù e la cisterna in cui venne
gettata la Croce utilizzata per la sua esecuzione. Un cammino intriso di
spiritualità e leggenda, che riportò alla luce i Luoghi santi per eccellenza
strappandoli alla profanazione: veri simboli senza tempo, che tornano
costantemente anche nelle tracce italiane di Gerusalemme perché ricreati nel
nostro Paese sotto forma di santuari. (ANSA)
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