È
questa la porta del Signore. Apritemi le porte della giustizia. Per la tua
grande misericordia entrerò nella tua casa, Signore”: dopo questi tre passaggi
biblici, nel giorno dell'Immacolata Papa Francesco ha aperto la Porta Santa
nella Basilica di San Pietro, sostando alcuni minuti in preghiera sulla soglia.
Poi, per primo, ne ha varcato la soglia. Subito dopo di lui, il Papa emerito
Benedetto XVI. Poco prima, nell’omelia della S. Messa in Piazza San Pietro, il
Papa ha ribadito che “Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni
caso il giudizio sarà sempre nella luce della sua misericordia”. E, riferendosi
al gesto che avrebbe compiuto al termine della celebrazione, ha spiegato:
“Entrare per quella Porta significa scoprire la profondità della misericordia
del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va incontro personalmente. È Lui che
ci cerca, è Lui che ci viene incontro”. Nell’omelia anche l’anniversario della
conclusione del Concilio, quando Papa Francesco ha ricordato che “è stato un
incontro, un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo”; “un
incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa a uscire
dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in se stessa, per
riprendere con entusiasmo il cammino missionario”. In definitiva, “era la
ripresa di un percorso per andare incontro ad ogni uomo là dove vive: nella sua
città, nella sua casa, nel luogo di lavoro”; quindi, “un’altra porta che,
cinquant’anni fa, i Padri del Concilio Vaticano II spalancarono verso il mondo”.
Il testo integrale dell’omelia del Papa
Tra
poco avrò la gioia di aprire la Porta Santa della Misericordia. Compiamo questo
gesto - come ho fatto a Bangui - tanto semplice quanto fortemente simbolico,
alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, e che pone in primo piano
il primato della grazia. Ciò che ritorna più volte in queste Letture, infatti,
rimanda a quell’espressione che l’angelo Gabriele rivolse a una giovane
ragazza, sorpresa e turbata, indicando il mistero che l’avrebbe avvolta:
«Rallegrati, piena di grazia» (Lc 1,28). La Vergine Maria è chiamata anzitutto
a gioire per quanto il Signore ha compiuto in lei. La grazia di Dio l’ha
avvolta, rendendola degna di diventare madre di Cristo. Quando Gabriele entra
nella sua casa, anche il mistero più profondo, che va oltre ogni capacità della
ragione, diventa per lei motivo di gioia, motivo di fede, motivo di abbandono
alla parola che le viene rivelata. La pienezza della grazia è in grado di
trasformare il cuore, e lo rende capace di compiere un atto talmente grande da
cambiare la storia dell’umanità. La festa dell’Immacolata Concezione esprime la
grandezza dell’amore di Dio. Egli non solo è Colui che perdona il peccato, ma
in Maria giunge fino a prevenire la colpa originaria, che ogni uomo porta con
sé entrando in questo mondo. E’ l’amore di Dio che previene, che anticipa e che
salva. L’inizio della storia di peccato nel giardino dell’Eden si risolve nel
progetto di un amore che salva. Le parole della Genesi riportano all’esperienza
quotidiana che scopriamo nella nostra esistenza personale. C’è sempre la tentazione
della disobbedienza, che si esprime nel voler progettare la nostra vita
indipendentemente dalla volontà di Dio. E’ questa l’inimicizia che attenta
continuamente la vita degli uomini per contrapporli al disegno di Dio. Eppure,
anche la storia del peccato è comprensibile solo alla luce dell’amore che
perdona. Il peccato si capisce soltanto sotto questa luce. Se tutto rimanesse
relegato al peccato saremmo i più disperati tra le creature, mentre la promessa
della vittoria dell’amore di Cristo rinchiude tutto nella misericordia del
Padre. La parola di Dio che abbiamo ascoltato non lascia dubbi in proposito. La
Vergine Immacolata è dinanzi a noi testimone privilegiata di questa promessa e
del suo compimento. Questo Anno Straordinario è anch’esso dono di grazia.
Entrare per quella Porta significa scoprire la profondità della misericordia
del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va incontro personalmente. E’ Lui che
ci cerca! E’ Lui che ci viene incontro! Sarà un Anno in cui crescere nella
convinzione della misericordia. Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua
grazia quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio,
senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia (cfr Agostino,
De praedestinatione sanctorum 12, 24)! Sì, è proprio così. Dobbiamo anteporre
la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre
nella luce della sua misericordia. Attraversare la Porta Santa, dunque, ci
faccia sentire partecipi di questo mistero di amore, di tenerezza. Abbandoniamo
ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato; viviamo,
piuttosto, la gioia dell’incontro con la grazia che tutto trasforma. Oggi, qui
a Roma e in tutte le diocesi del mondo, varcando la Porta Santa vogliamo anche
ricordare un’altra porta che, cinquant’anni fa, i Padri del Concilio Vaticano
II spalancarono verso il mondo. Questa scadenza non può essere ricordata solo
per la ricchezza dei documenti prodotti, che fino ai nostri giorni permettono
di verificare il grande progresso compiuto nella fede. In primo luogo, però, il
Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del
nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua
Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé
stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario. Era la ripresa di
un percorso per andare incontro ad ogni uomo là dove vive: nella sua città,
nella sua casa, nel luogo di lavoro… dovunque c’è una persona, là la Chiesa è
chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo e portare la
misericordia e il perdono di Dio. Una spinta missionaria, dunque, che dopo
questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso entusiasmo. Il
Giubileo ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito
emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano, come ricordò il beato Paolo VI a
conclusione del Concilio. Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare
nostra la misericordia del buon samaritano.
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