Sono iniziate ieri a Loreto le feste mariane, con una messa
per la solennità dell'Immacolata celebrata dall'arcivescovo prelato mons.
Giovanni Tonucci. Basilica transennata e vigilanza rafforzata in vista degli
eventi legati al Giubileo. Domani, 10 dicembre, sarà il card. Edoardo
Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo, a celebrare alle 11 la messa in
Basilica, nel giorno della Festa della Beata Vergine Maria. Menichelli
presiederà anche la veglia di preghiera di questa notte, cui seguirà una
processione con la statua della Vergine. Oggi pomeriggio si tiene la
benedizione del fuoco in piazza della Madonna e la rievocazione storica della
'venuta'. "Questa notte - ricordano gli storici - in occasione della
"Festa della Venuta", che ricorda il trasporto a Loreto della casa
della Madonna, le campagne intorno a Loreto si accendono di fuochi e tutte le
campane suonano a festa. Molta folla accorre, anche a piedi, dai paesi vicini
per assistere alla solenne processione con la Madonna che esce ancora dalla sua
'casa' per andare incontro ai suoi figli."
Da circa un trentennio la traslazione angelica della Santa Casa di Nazareth a Loreto, così come raccontato nei secoli dalla tradizione, è stata derubricata a mera leggenda. Un’operazione questa, che, inserita nel processo di continua demitizzazione degli eventi miracolosi, sembra voler porre la Chiesa al passo con i tempi, per risultare più credibile agli occhi del mondo. In realtà però, simili atteggiamenti non fanno altro che minare la fede dei semplici. Le autorità ecclesiastiche lauretane hanno persino tolto dalla Santa Casa il tabernacolo, rendendo così il luogo quasi una semplice mèta turistica. Ad ogni modo, è credibile pensare che il trasporto delle Sante Pareti di Nazareth sia avvenuto per mezzo di uomini? Usando anche solo un po’ di buon senso, appare chiaramente proprio di no.
La
conferma della Chiesa.
Innanzittutto
il 10 dicembre ricorre liturgicamente la festa della Miracolosa Traslazione
della Santa Casa di Nazareth a Loreto, e non la festa della “Beata Vergine
Maria di Loreto”, come da diversi anni, in maniera subdola, si sta facendo.
Ora, poiché lex orandi est lex credendi, inserire nella liturgia un miracolo
del genere impegna grandemente la Chiesa. L’istituzione
di questa festa, presente da sempre a livello locale, avvenne nel 1632, e fu
inserita nel Martirologio Romano da Clemente IX nel 1669, dotata di Ufficio e
Messa propri, con approvazione della lettura del trasporto miracoloso.
Benedetto XII la estese allo Stato Pontificio e a tutte quelle diocesi e ordini
religiosi che ne avessero fatto richiesta. Ebbene, nella VI Lezione del
Breviario Romano era descritta brevemente la storia della Traslazione,
ricordando i vari spostamenti effettuati per “Angelorum ministerio”, ovvero per
mezzo degli angeli. Non
è un caso poi che da secoli nelle Marche e in altre regioni dell’Italia
centrale la sera del 9 dicembre si celebri la “Venuta” della Santa Casa, con
l’accensione di falò come per illuminare la strada alla Vergine, che arriva nei
cieli con la sua dimora. Attorno ad essi si recita il Santo Rosario e alle tre
di notte, secondo la tradizione, si suonano le campane per segnalare l’avvenuto
arrivo della Casa di Maria.
Ma
il trasporto miracoloso delle Sante Pareti non è stato solo confermato dalla
liturgia. Benedetto XV, nel 1920, dichiarò la Beata Vergine di Loreto Patrona
degli Aviatori proprio a motivo del riconoscimento del “volo miracoloso” della
Santa Casa. Inoltre vanno ricordate tutte le approvazioni pontificie del
miracolo avvenute nel corso dei secoli: basti pensare a Paolo II, che in una
Bolla del 1470 usava espressioni come “miraculose fundatam” e “angelico
comitante coetu mira Dei clementia collocata est”. Stesse affermazioni fece
Giulio II nel 1507, che parlò testualmente di casa “miracolosamente
trasportata”. E ancor più inequivocabile fu Leone X, che con un Breve del 1515
scrisse che “è provato da testimoni degni di fede che la Santa Vergine, dopo
aver trasportato per l’onnipotenza divina, la sua immagine e la propria casa da
Nazareth in Dalmazia, (…) la fece deporre per il ministero degli angeli, sulla
pubblica via ove trovasi tuttora”. Leone XIII poi, dedicò addirittura
un’enciclica al Santuario di Loreto, la Felix Lauretana Cives (1894), in cui
ebbe a dire che la Santa Casa “per benignissimo consiglio di Dio fu trasportata
miracolosamente in Italia”. Qualora tutto ciò non bastasse per accreditare la
veridicità storica delle Traslazioni miracolose, vi sono le rivelazioni private
fatte, tra gli altri, a Santa Caterina da Bologna e alla Beata Anna Caterina
Emmerich.
Scienza,
archeologia e… buon senso a favore del miracolo.
Per
chi non fosse persuaso da questi argomenti, si possono illustrare altre
motivazioni a sostegno della verità delle Miracolose Traslazioni. Dal
punto di vista storico e archeologico, infatti, sono accertate in modo
indiscutibile “almeno” cinque “traslazioni miracolose”, tra il 1291 e il 1296:
a Tersatto (nell’ex-Jugoslavia), ad Ancona (località Posatora), nella selva
della signora Loreta nella pianura sottostante l’attuale cittadina di “Loreto”
(il cui nome deriva proprio da quella signora di nome “Loreta”); poi sul campo
di due fratelli sul colle lauretano (o Monte Prodo) e infine sulla pubblica
strada, ove ancor oggi si trova, sotto la cupola dell’attuale Basilica (cfr. in
Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm). Ora,
in tutti i luoghi in cui la Santa Casa si è posata e vi è rimasta sono state
edificate delle chiese, a testimonianza dell’evento prodigioso. È
mai possibile che le autorità ecclesiastiche, sempre così prudenti, abbiano
edificato - all’epoca delle “traslazioni” - dei luoghi di culto in ricordo di
“un miracolo” senza mai essere state smentite da nessuno? Se davvero il
trasporto fosse avvenuto per mano umana, perché la gente avrebbe dovuto
accettare la versione miracolosa dei fatti? E poi, perché così tanti
spostamenti umanamente inspiegabili? Sarebbe stato tecnicamente possibile
trasportare per così tante volte delle pietre che poi sono state perfettamente
risistemate? E ancora: perché collocare definitivamente la Santa Casa nel mezzo
di quella che all’epoca era una strada pubblica dove, secondo la legge, nulla
si doveva costruire, pena l’abbattimento? L’architetto
Federico Mannucci, in una relazione del 1923, ebbe a dire che “è assurdo solo
pensare che il sacello possa essere stato trasportato con mezzi meccanici” e
rivelò che “è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa
Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna
consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della
volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo
cedimento e senza una benché minima lesione sui muri”. Anche l’architetto
Giuseppe Sacconi constatò che “la Santa Casa sta parte appoggiata sopra
l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo”, ragion
per cui non può essere stata fabbricata, come è, nel posto in cui si trova.
C’è
anche un altro elemento da rilevare. La malta con cui le sante pietre sono
murate è proveniente dalla Palestina. Come è possibile se il tutto fosse stato
rifabbricato dopo il trasporto su nave? E come è possibile che, a seguito di
tanti spostamenti e di molteplici ricostruzioni, non si sia minimamente
alterata la perfetta geometria della Casa, che peraltro combacia esattamente
con le dimensioni delle fondamenta rimaste a Nazareth? (cfr. in Internet:
www.lavocecattolica.it/intervista.zenit.htm). È
stato poi acclarato recentemente che il Chartularium culisanense, documento che
secondo alcuni proverebbe il trasporto “umano”, per mezzo della famiglia Angeli
o De Angelis dell’Epiro, risulta in realtà a tutti gli effetti un falso
storico. Tra l’altro, il testo risalirebbe al 1294, tre anni dopo il miracoloso
trasporto della Casa a Tersatto. E poiché è attestato che nel 1294 la Casa non
era più a Nazareth, ma a Tersatto, la famiglia Angeli non avrebbe potuto portar
via nulla direttamente dalla Palestina, come invece si è detto. Anche la storia
di presunti documenti dell’Archivio Segreto Vaticano è assai discutibile.
Questi documenti, infatti, non sono mai stati trovati. Ma anche ammettendo che
siano esistiti e magari fatti sparire per salvare la tradizione, in essi, così
come nel Chartularium culisanense, si sarebbe parlato di trasporto di pietre
della Santa Casa e non delle tre Pareti. Invece da sempre si sa che furono le
mura “integre” ad essere trasportate e non alcune loro pietre. Insomma,
ci vuole davvero molta più fede a credere nell’intervento umano che non a
quello divino.
Federico Catani - Tele Maria

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