lunedì 25 agosto 2014

ROMEO E GIULIETTA IN TERRA SANTA

Qualche giorno fa leggevo la bellissima notizia, tra le tante nefaste che arrivano da Gerusalemme: si era appena celebrato un matrimonio tra Morel e Mahmud.
Lei ebrea, 23 anni, un padre severo e uno spirito ribelle, lui, 26 anni, musulmano. Nemmeno le minacce delle destra estremista ebraica (Lehava, che ha come obiettivo quello di bloccare i matrimoni misti nella Terra Santa) hanno fermato questa giovane coppia che il 17 agosto è finalmente convolata a nozze con la benedizione di un personaggio di eccezione, il presidente di Israele Reuven Rivlin che nella sua pagina Facebook ha scritto: «Mahmud e Morel hanno deciso di sposarsi e di esercitare la propria libertà in un paese democratico. Nessuno è obbligato a dividere con loro la felicità ma tutti devono rispettarla. Violenza e razzismo non hanno posto nella società israeliana ».

venerdì 15 agosto 2014

FESTA DELL'ASSUNZIONE


Oggi, 15 agosto si festeggia l’Assunzione di Maria al Cielo. Fin dall'antichità si celebrava in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica a ricordo della Dormizione o Assunzione al Cielo della Vergine.
Fu solo nel 1959, il 1° novembre,  che il Papa Pio XII diede solenne proclamazione del dogma, con la costituzione apostolica “Munificentissimus Deus”:
<<[…] per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo>>

BASILICA DELLA DORMIZIONE DI MARIA
In Terra Santa, c’è un luogo in particolare che ricorda questo avvenimento, è la basilica della Dormizione di Maria. La chiesa si trova al di fuori delle mura di Gerusalemme, sul Monte Sion. E’ affidata alle cure dei benedettini.
I primi scritti che parlano della morte e dell'assunzione di Maria in cielo, arrivano da testi apocrifi, in particolar modo dal Transito di Maria (II sec. d.C.), che ambienta l'avvenimento proprio sul Monte Sion. Si racconta che, l’anima di Maria, dopo la morte, sarebbe stata portata direttamente in cielo da Gesù, mentre il suo corpo veniva sepolto (questa la tradizione della chiesa orientale) ; ma dopo qualche tempo, su insistenza degli apostoli, Gesù ritornò, fece aprire dagli angeli la tomba di sua madre, che ne uscì viva, e venne assunta in cielo.
In epoca crociata, sul monte Sion fu eretta una grande Basilica che conteneva sia il Cenacolo che la Chiesa della Dormizione. L'imponente edificio purtroppo non è giunto fino a noi.
Nel 1898 il sultano ottomano Abdul Hamid II donò il luogo della Dormizione all'imperatore tedesco Guglielmo II che, agli inizi del XX secolo, fece costruire la chiesa dall'architetto Heinrich Renard; Essa fu progettata e costruita sul modello della cattedrale carolingia di Aquisgrana, ed è di proprietà dei benedettini, il cui monastero è annesso alla chiesa.
 

lunedì 11 agosto 2014

I PROBLEMI DEI CRISTIANI IN TERRA SANTA

Per farvi capire l’importanza che ricoprono i cristiani di Terra Santa per il mondo cattolico, per farvi conoscere le difficoltà che essi vivono, per capire l’importanza della ripresa dei viaggi in questa Terra, sono esplicative le parole, che vi riporto di seguito, di Padre Manns, frate francescano, professore emerito di esegesi neotestamentaria presso la Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia di Gerusalemme e uno tra i massimi specialisti del rapporto tra giudaismo e cristianesimo nei primi secoli.

<<È sufficiente vivere qualche mese in Israele per rendersi conto che il mondo ebraico internazionale presta attenzione agli ebrei d’Israele e lo aiuta a superare gli spinosi problemi che il paese attraversa. È per questo motivo che le giovani coppie possono beneficiare di appartamenti a basso prezzo se accettano di sistemarsi negli insediamenti. Allo stesso modo il mondo musulmano presta attenzione ai bisogni dei musulmani di Palestina e si mostra solidale con essi. L’evidenza salta agli occhi.

Ma si può dire che il mondo cristiano presta attenzione ai problemi dei cristiani di Terra Santa ?

Una cosa è chiara: il tempo dei crociati è passato. Perché i cristiani di Terra Santa dovrebbero avere uno statuto speciale tra tutti i cristiani del mondo? Dicono certi. È necessario porsi la domanda. La risposta è semplice: le comunità cristiane che vivono sulla terra dove il Cristo è nato costituiscono un anello dell’immensa catena dei testimoni che collegano storicamente e geograficamente ai primi discepoli di Cristo. Se per delle ragioni puramente economiche queste comunità dovessero scomparire, i luoghi santi della cristianità diventerebbero dei musei al servizio del Ministero del turismo israeliano. Se nessuna comunità cristiana in Terra Santa celebrasse la divina liturgia, i luoghi santi sarebbero degli scheletri senza corpo. Mancherebbe loro un anima. Il sostegno morale e spirituale dei fratelli in difficoltà fa parte dei doveri del cristiano.

Durante i periodi difficili della seconda Intifada diversi gruppi di pellegrini hanno voluto rendersi conto sul posto della situazione dei cristiani di Terra Santa, si sono incomodati dei Vescovi, dei responsabili e delle guide di pellegrini sono venuti a constatare i fatti. Molti cristiani hanno accettato di adottare a distanza un bambino di Betlemme. La carità cristiana è stata esercitata senza frontiere. Le suore della Carità, quelle del Baby Hospital e quelle dell’Istituto per i sordo-muti Efeta possono testimoniarlo.

L’occupazione della Basilica di Betlemme ha ricordato al mondo che i francescani sono i guardiani ufficiali dei luoghi santi da secoli. La loro vocazione è continuare il dialogo interreligioso con l’Islam iniziato da San Francesco. La loro vocazione è inoltre occuparsi, con il Patriarcato latino ristabilito da 150 anni, delle pietre vive che sono i cristiani testimoni della Risurrezione di Cristo in una terra divisa e in preda alla violenza dopo generazioni. Per evitare la partenza dei cristiani tentati di emigrare, la Custodia di Terra Santa ha deciso di costruire un villaggio con 80 appartamenti a Betfage e 12 appartamenti a Betlemme. È chiaro che la Custodia non potrebbe intraprendere lavori così impegnativi se non perché ha fiducia nella solidarietà dei cristiani del mondo intero che il venerdì santo donano il loro obolo per i luoghi santi.

Conosco un prete che ha deciso di celebrare l’Eucarestia tutti i venerdì sera in comunione con i cristiani di Terra Santa, perché il venerdì a Gerusalemme pregano tutti: i musulmani si recano alla moschea, i francescani fanno la via crucis lungo la via dolorosa e i giudei si recano al muro occidentale. La celebrazione eucaristica assume allora una dimensione universale . La lettura della Scrittura diventa un richiamo a incontrare Cristo nei poveri. Lo spezzare il pane diventa comunione autentica quando, al momento della colletta, le persone si privano di qualcosa per aiutare i fratelli cristiani di Terra Santa,. “Avevo fame e tu mi hai dato da mangiare”; ero in prigione e tu mi hai visitato…”

Il miglior sostegno ai cristiani di Terra Santa resta quello di visitare i luoghi santi per incontrarvi le pietre vive. La ripresa dei pellegrinaggi sarebbe il miglior modo per abbassare la tensione, obbligare le autorità a togliere il coprifuoco e per fermare la violenza da ambo le parti.

I cristiani che hanno superato l’istinto della paura e hanno avuto il coraggio di fare “una visitazione” ai loro fratelli sono generalmente ripartiti contenti perché hanno potuto pregare tranquillamente sui luoghi santi che non sono gremiti, perché hanno potuto incontrare il Cristo nei loro fratelli poveri e perché la loro amicizia si è incarnata e trasmessa ai loro fratelli in difficoltà.

È chiaro che la presenza cristiana in Terra Santa è quella di una piccola minoranza, un “drappello”. Una minoranza però, può giocare un ruolo importantissimo quando due comunità sono in lotta. Essa può essere il ponte che permette la riconciliazione. I cristiani hanno in comune con i fratelli giudei i valori biblici e con i musulmani la lingua araba.

Chi meglio di loro può costruire un ponte tra due mondi che s’ignorano e si disprezzano?>>




martedì 5 agosto 2014

CRISTIANI IN TERRA SANTA, OGGI

Chi sono i Cristiani in Terra Santa?
Sono una piccola comunità che fa parte della “Chiesa Madre”, dove ogni cristiano è nato spiritualmente, dove ogni cristiano ha le proprie radici: sono i nostri fratelli in Cristo.
Chiesa Madre perché qui Gesù è nato, qui ha insegnato, qui è stato crocifisso, è morto ed è risuscitato.


PACE E GIUSTIZIA
Dobbiamo parlare della pace e della giustizia insieme, perché sono combinate, passeggiano insieme! Non possiamo dire “pace” se non c’è giustizia sulla terra!
Tonino Bello

La Chiesa di Gerusalemme ha conosciuto una crescita dal IV al VII sec, per poi tornare ad essere una piccola Chiesa e tale è rimasta durante i secoli, fino ad oggi.
Perché pur essendo Chiesa Madre e luogo dove nacque il Salvatore, questa Comunità è così piccola e indifesa?
Questa terra, per noi Santa, è schiacciata tra i conflitti e le lotte tra arabi ed israeliani, nel poco spazio che i cristiani si sono ritagliati, sono minacciati e pressati dalle frange estremiste di una e l’atra fazione.

Come disse S.B. Mons. Michel Sabbah, Patriarca Latino di Gerusalemme, la ragione di questo è la seguente:<< la Chiesa nata a Gerusalemme sul Calvario è rimasta la Chiesa del Calvario […]. E’ intimamente legata al mistero di Gesù Cristo. Come Gesù,  quando visse in Palestina, 2000 anni fa, fu segno di contraddizione, così lo è la piccola comunità cristiana oggi, dopo 2000 anni>>.

I pochi cristiani che vivono in Terra Santa sono circa 300.000 su una popolazione totale di 14 milioni di persone … La nostra apprensione, in questi momenti di scontro, va agli ebrei e per ai palestinesi in lotta, ma va in modo particolare ai nostri fratelli cristiani, alla preoccupazione per la loro sopravvivenza. Molti di questi cristiani lavorano nel mondo del turismo, poiché hanno fatto del loro lavoro una missione per l’accoglienza di altri cristiani che qui vengono in pellegrinaggio.
Negli anni passati, a causa di questi scontri, al fattore politico, alla continua instabilità, la via di uscita per loro è stata l’emigrazione. Questo ha provocato un calo demografico …
Se inquadriamo bene il problema, capiremo che questo non è un problema legato “solo ai cristiani di Terra Santa”, è un problema più grande, legato a tutta la cristianità. Lasciare questi luoghi Santi significa “perderli per sempre”.

Quindi, per riprendere le parole di Mons. Sabbah, oggi, essere cristiani in Terra Santa significa: <<Vivere ancora in Gesù Cristo e nella terra dove Egli ha vissuto e dove noi siamo chiamati a credere in Lui, è una vocazione particolare, che deve essere ben compresa dai cristiani stessi.
Per il palestinese o il giordano, essere cristiano non indica solo l’appartenenza sociale ad una comunità umana, la quale ha un proprio credo che la distingue dalle altre comunità del territorio. Essere un cristiano palestinese o giordano non consiste nell’essere differente dagli altri;  significa piuttosto portare un messaggio specifico e un contributo specifico all’intera società palestinese e giordana in cui il cristiano vive […]. Oggi questa appartenenza ad un popolo significa condividere la lotta per la pace e la giustizia, all’interno del conflitto tra israeliani, palestinesi e il mondo arabo, affinché ciascuno viva libero, con dignità, nella pienezza dei diritti politici e umani, nella propria casa e nella propria terra>>.




venerdì 1 agosto 2014

IL PERDONO DI SAN FRANCESCO

Oggi e domani (1 e 2 agosto), cade la ricorrenza del “Perdono di Assisi”. In cosa consiste questo Perdono, quale il suo significato? Questa data, ricorda un avvenimento legato a San Francesco. Nel luglio del 1216, Francesco si trovava nella Porziuncola (la piccola chiesa che oggi si trova all’interno di S.Maria degli Angeli in Assisi), ed era immerso in preghiera, quando gli apparvero, circondati da una moltitudine di angeli: Gesù e sua madre Maria. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore! Alla domanda di Gesù su cosa egli desiderasse per la salvezza delle anime, Francesco rispose: “Signore, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore – ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio Vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”. Quindi Francesco andò dal Papa Onorio III e gli raccontò la visione. Il Papa dopo qualche esitazione dette la sua approvazione. Poi disse: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?”. Francesco scattando rispose: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”. E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: “Come, non vuoi nessun documento?”. E Francesco: “Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento: questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”. E qualche giorno più tardi, insieme ai Vescovi dell’Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”.

IL PERDONO ACCESSIBILE A TUTTI
Anticamente il perdono era strettamente legato alla penitenza, non c’era perdono se non legato ad un “atto” pratico, fisico che dimostrasse il cambiamento di chi chiedeva il perdono. Al tempo di san Francesco le principali forme di penitenza imposte, erano i pellegrinaggi a Santiago de Compostela, a Roma e, soprattutto a Gerusalemme. Questi pellegrinaggi all’epoca erano molto pericolosi, per la difficoltà del viaggio, per i pericoli che lungo la strada si potevano incontrare, una percentuale molto alta di pellegrini moriva durante il viaggio … Inoltre i più poveri non potevamo permettersi questo viaggio. Francesco quindi rovescia la prassi penitenziale, la vuole rendere “accessibile” a tutti.
<<Francesco, che aveva scoperto i poveri e la povertà, nella sua richiesta era spinto dalla sollecitudine per quelle persone a cui mancavano i mezzi o le forze per un pellegrinaggio in Terra Santa; coloro che non potevano dare nulla, se non la loro fede, la loro preghiera, la loro disponibilità a vivere secondo il vangelo la propria condizione di povertà. In questo senso l’indulgenza della Porziuncola è la penitenza di coloro che sono tribolati, che la vita stessa carica già di una penitenza sufficiente. Senza dubbio a ciò si legava anche un ’interiorizzazione del concetto stesso di penitenza, sebbene non mancasse certamente la necessaria espressione sensibile dal momento che implicava comunque il pellegrinaggio al semplice e umile luogo della Porziuncola, che allo stesso tempo doveva essere anche un incontro con la radicalità del vangelo, come Francesco l’aveva appresa proprio in quel posto>>
(Da: Joseph Ratzinger “Il Perdono di Assisi” Ed. Porziuncola 2005)

L’indulgenza concessa al luogo della Porziuncola, nel tempo venne poi estesa a tutte le chiese francescane ed infine, a tutte le chiese parrocchiali il 2 agosto.

PERDONO ALLA PORZIUNCOLA DEDICATO ALLA TERRA SANTA

Il Vescovo della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino Mons. Domenico Sorrentino, in accordo con i Frati della Provincia dell’Umbria, hanno deciso quest’anno di pregare per una intenzione particolare, nella ricorrenza del Perdono di Assisi: si pregherà per la fine della guerra e delle ostilità in Terra Santa.
La visita di papa Francesco in Terra Santa e soprattutto il momento di preghiera che egli ha condiviso in Vaticano con Shimon Peres e Abu Mazen – sottolinea il vescovo - hanno suscitato tante speranze. Forse troppe. Non poteva esserci più grande delusione, con l’esplosione del conflitto  che si è determinato poco dopo tra i due popoli, ancora una volta con l’esito di morti e macerie. Sconfitta anche la preghiera? Vien da chiederselo. Nel 1986 Giovanni Paolo II inaugurò lo “spirito di Assisi” proprio in termini di preghiera per la pace. Un incontro di preghiera nel quale si levava la voce, pur distinta, delle diverse religioni del mondo, a gridare forte  che Dio fa rima con la pace, e non con la guerra. Il prossimo 27 ottobre, nell’annuale commemorazione di quell’evento, ad Assisi raccoglieremo  ancora  quella grande sfida, attualizzandola: ‘L’iniziativa di papa Francesco per la pace in Israele: quale futuro?’. E intanto in occasione della festa del Perdono a cui invito tutta la comunità a partecipare – aggiunge ancora monsignor Sorrentino – vogliamo pregare per una pace giusta e duratura in Terra santa. L’invito a pregare è anche invito alla conversione. Chi di noi, in quest’ultima, cruenta pagina  della guerra tra Hamas  e Israele,  non si è chiesto perché mai, contro ogni senso di umanità e ogni ragionevolezza, le armi non tacessero, anche quando i morti erano diventati centinaia,  e strazianti i volti  delle mamme, dell’una e dell’altra parte? Dove la ragione è accecata e i sentimenti inaspriti, solo lo Spirito di Dio può entrare. Lo “spirito di Assisi” resta più vivo che mai e noi – conclude monsignor Sorrentino - lo vogliamo invocare per la Terra Santa in occasione del Perdono della Porziuncola”.