sabato 30 aprile 2016

VIENI IN TERRA SANTA CON NOI, PELLEGRINAGGI DA 5,8 E 10 GIORNI

Vieni in Terra Santa con noi per vivere un'esperienza di fede davvero particolare. Queste alcune delle nostre date 2016 per percorrere la via di Gesù. 

TERRA SANTA E SAMARIA in 8 giorni. Partenze: 6 giugno; 1 agosto;
TERRA SANTA in 5 giorni. Partenze: 23 luglio; 24 agosto.
TERRA SANTA IN 10 giorni con Mons. Paolo Giulietti dal 5 al 14 luglio.

Visita il nostro sito http://cristianiinterrasanta.blogspot.it/

Chiedi informazioni e costi: m.antonini@ioviaggiocondio.it

La Terra Santa ti aspetta. 61 mila pellegrini nei primi tre mesi del 2016.

MEDIO ORIENTE – A ben guardare le statistiche del Fpo, relative al trimestre Ottobre-Dicembre del 2014, le prime dopo l’introduzione del nuovo sistema digitale, emerge che tra i primi 20 Paesi con più pellegrini ben 6 sono asiatici. Nell’anno della guerra di Gaza, l’Indonesia risulta il quarto Paese assoluto con 6519 presenze ripartite in 188 gruppi; India, ottava con 3363 presenze in 59 gruppi; dodicesime le Filippine con 1683 presenze in 35 gruppi; quattordicesima la Malesia con 1019 presenze in 25 gruppi; sedicesima Singapore con 708 presenze in 15 gruppi; ventesima la Cina con 641 presenze in 19 gruppi. Fuori dai venti Hong Kong (24) con 499 presenze, Sri Lanka (26) con 454 presenze, Corea del Sud (38) con 254 presenze. Più indietro Taiwan, Giappone, Viet Nam e 76 “pellegrini esuli” della Corea del Nord (62). Al computo totale del trimestre finale del 2014 è l’Asia, dopo l’Europa, il continente di maggior provenienza dei pellegrini con 16297 presenze in 423 gruppi, staccando di poco il Nord America (16256) e l’America Latina (12866). Africa e Oceania chiudono questa particolare classifica dei “Continenti pellegrini”. 2015. Una performance migliorata nel 2015, dove i dati sono riferiti a tutti i 12 mesi, con il sistema di prenotazione andato a regime. L’Asia si conferma secondo Continente, sempre dietro l’Europa, con 59668 pellegrini in 1729 gruppi, staccando nettamente il Nord America (53110). Salgono a sette, tra i primi 20, i Paesi asiatici con più pellegrini. L’Indonesia si conferma al quarto posto con 19922 presenze in 631 gruppi, sale l’India, settima con 13572 presenze in 298 gruppi, stabili le Filippine (12) con 5854 presenze in 174 gruppi, balzo in avanti della Corea del Sud che dal 38° posto si attesta al 13° con 4095 presenze in 155 gruppi, la Cina passa dal 20° al 14° con 3396 in 90 gruppi, lo Sri Lanka dal 26° posto sale al 17° con 2640 presenze in 57 gruppi. L’unico Paese a calare è Singapore che scende al 18° con 2397 presenze in 67 gruppi. Più indietro la Malesia (27), Hong Kong (38), Taiwan (50) e Corea del Nord (66). Fanno capolino, in fondo alla classifica, Myanmar con 65 presenze in 3 gruppi e la Tailandia con un gruppo di 30 pellegrini. 2016, una timida ripresa.


“Il primo trimestre del 2016, se messo a confronto con quello dello scorso anno, mostra segnali di una ripresa, anche se per ora piuttosto timida – spiega padre Agustin Pelayo Fregoso, direttore del Christian Information Center, all’interno del quale opera il Fpo – sono mesi tradizionalmente scarsi di affluenza di pellegrini, gennaio e febbraio in particolare, ma che hanno fatto registrare un aumento di presenze. Quest’anno poi la Pasqua, celebrata alla fine di marzo, ha portato altri pellegrini e adesso speriamo che il trend di crescita si consolidi anche nei mesi a venire”. I dati raccolti fino ad oggi (marzo 2016) parlano di 61.871 presenze complessive in lieve aumento rispetto alle 61.252 dello stesso periodo del 2015. Di queste 24488 provengono da Paesi asiatici. Ben tre di questi sono stabili tra i primi dieci, Indonesia (4) India (5) e Corea del Sud (8). Una bella sfida. La presenza di tanti pellegrini asiatici viene vista come una “bella sfida” per i frati della Custodia. “Venendo qui in pellegrinaggio essi rispondono ai tanti appelli che giungono dalla Terra Santa – racconta padre Fregoso – accoglierli e assisterli non è sempre molto facile. In tanti casi sono gruppi che non hanno un sacerdote al seguito e quindi è necessario avere frati che celebrano messe e confessino nella loro lingua. Il loro modo di vivere la fede è diverso dal nostro.Essi sopportano lunghi e costosi viaggi per arrivare qui. Non hanno paura e timori per la loro sicurezza. Dobbiamo accoglierli sempre meglio. Frati che parlano indonesiano, cinese, malese, giapponese, filippino, vietnamita, indiano, tanto per fare degli esempi, non è semplice averli e vanno per questo formati. L’Indonesia, poi, è il paese musulmano più grande del mondo e avere fedeli indonesiani qui è un segno significativo di dialogo e di convivenza”. E gli europei? La speranza è che l’arrivo sempre maggiore dei pellegrini asiatici faccia da volano anche a quelli europei che, invece, “segnano il passo nelle presenze”. Qualcosa sembra muoversi: nel 2015 i pellegrini più numerosi, dopo gli Usa, sono stati i polacchi con 29.819 che hanno superato gli italiani (27.564) in calo del 40%. Oltre agli italiani nel 2015 sono calati anche francesi, spagnoli, inglesi. Qualche segnale di risveglio arriva dalla Germania. Ma i numeri degli europei raccontano “la paura delle guerre nell’area (Iraq e Siria) e l’insicurezza derivante dalle violenze tra israeliani e palestinesi” conclude il direttore del Fpo, che non esita a lanciare l’ennesimo appello: “venite in Terra Santa così darete fiducia ai cristiani locali che non si sentono abbandonati dalla Chiesa. Inoltre i cristiani vivono dei pellegrinaggi. Chi viene qui non solo li sfama ma ne sostiene gli sforzi nel dialogo e nella convivenza perché gli effetti benefici dei pellegrinaggi ricadono anche sui fedeli musulmani”.

Daniele Rocchi / Ancoraonline.it

venerdì 8 aprile 2016

AMORIS LAETITIA, L'ESORTAZIONE DI PAPA FRANCESCO

Nell'esortazione Amoris Laetitia il Papa apre ai sacramenti ai divorziati risposati, che "devono essere più integrati nelle comunità cristiane" e per i quali si deve valutare quali "forme di esclusione" "possono essere superate". Francesco indica la via del discernimento dei singoli casi e l'accompagnamento pastorale in un'ottica di pentimento, tenendo conto che "il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi" e "gli effetti di una norma non devono essere sempre gli stessi", "nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale". 

"Ai divorziati che vivono una nuova unione è importante far sentire che sono parte della Chiesa, che non sono scomunicati". "Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo!", ribadisce il Papa. "Nessuno può pensare che indebolire la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio sia qualcosa che giova alla società. Accade il contrario: pregiudica la maturazione delle persone, la cura dei valori comunitari e lo sviluppo etico delle città e dei villaggi", sottolinea il pontefice. 

"Le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso, per esempio, non si possono equiparare semplicisticamente al matrimonio. Nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita ci assicura il futuro della società". La persona omosessuale "va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare 'ogni marchio di ingiusta discriminazione' e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza". Papa Francesco aggiunge però - e riprendendo tale concetto dalla Relazione finale del Sinodo - che "non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia". 

Sul rispetto delle donne "c'è ancora molto da crescere in alcuni Paesi", "non sono ancora del tutto sradicati costumi inaccettabili". Lo evidenzia il pontefice, citando "la violenza verbale, fisica e sessuale" contro le donne in alcune coppie, la "grave mutilazione genitale in alcune culture", "l'utero in affitto", "la mercificazione del corpo femminile" ma anche il permanere della "disuguaglianza dell'accesso a posti di lavoro dignitosi e ai luoghi in cui si prendono le decisioni". 

Il Papa apre alla "educazione sessuale" dei ragazzi come "educazione all'amore, alla reciproca donazione". "I giovani - spiega Papa Francesco nell'Esortazione Apostolica Amoris Laetitia - devono potersi rendere conto che sono bombardati da messaggi che non cercano il loro bene e la loro maturità". Ma il Papa giudica negativamente quell'educazione sessuale impostata "sull'invito a 'proteggersi', cercando un 'sesso sicuro'" come se "un eventuale figlio fosse un nemico dal quale doversi proteggere. Così si promuove l'aggressività narcisistica invece dell'accoglienza". "E' invece importante insegnare - invita il Papa - un percorso sulle diverse espressioni dell'amore, sulla cura reciproca, sulla tenerezza rispettosa, sulla comunicazione ricca di senso". (Ansa)

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